Dopo l’informativa di Conte sul Mes sembrava essersi aperto un dissidio tra il premier e Di Maio. Invece no: “piena sintonia” con il presidente del Consiglio, ha detto il capo politico di M5s. Di Maio debole e incerto? Tutt’altro: per Paolo Becchi, filosofo del diritto e opinionista di Libero, Di Maio sa bene cosa fare.
Di Maio soffre la crisi di M5s, ma quando si arriva al dunque sta con Conte. Perché?
Di Maio non sta bene in questo governo, ma non è nelle condizioni di staccare la spina. M5s ha dentro 86-87 parlamentari “morti viventi” che non saranno ricandidati, per la regola del secondo mandato, e che nemmeno sarebbero rieletti. Chi li smuove?
E sul piano politico?
Di Maio deve affrontare il problema del Mes senza perdere la faccia. Userà la tattica della Tav: dire che M5s non la vuole ma avallandone l’iter nella sostanza. I Cinquestelle daranno mandato a Conte di sottoscrivere il Mes con modifiche che ci verranno presentate come sostanziali.
Acqua fresca?
Certo. Conte negozierà con l’Ue modifiche minime per poter consentire a Di Maio di dire che ha cambiato il trattato e salvato l’Italia.
Cosa pensa invece della linea di Salvini?
Salvini ha perso un’occasione preziosa. Avrebbe potuto giocare la carta della mozione di sfiducia a Conte, ma non l’ha fatto.
E perché, secondo lei?
Probabilmente ha avuto paura di ricompattare la maggioranza e uscirne sconfitto. Pensava in questo modo di agevolare le fratture interne a M5s, in realtà il Movimento si sta ricompattando comunque.
Ne è sicuro?
Di Battista si è allineato a Di Maio e si prepara a fare il futuro capo di M5s quando dopo il voto, che prima o poi ci sarà, M5s andrà all’opposizione. Deve solo aspettare. Intanto tra oggi e domani interverrà Fico per dire che quello che sta facendo Di Maio va bene così.
Lei è davvero convinto che una mozione di sfiducia avrebbe provocato una spaccatura nei parlamentari M5s?
Sì. La strada era spianata, anche sotto il profilo tecnico. Conte lunedì in Aula non ha detto nulla, se non due parole importanti: era lì per una “informativa urgente”, quella riguardante il Mes. Ma se era urgente, perché nel giugno scorso non ha informato le Camere? Così facendo ha violato la legge 234/2012. Salvini avrebbe potuto accusarlo di aver violato una legge dello Stato. Calderoli non sa queste cose? Su, andiamo.
E adesso?
L’11 dicembre dopo che Conte avrà informato le Camere in vista del Consiglio Ue, la risoluzione sul Mes passerà con i voti di M5s. La ratifica avverrà nel marzo prossimo e la gente nel frattempo si sarà dimenticata cos’è il Fondo salva-Stati.
E M5s potrà vantare un successo politico.
Sì, quello di avere cambiato l’Europa “dall’interno”. È chiaro che nella realtà le cose stanno diversamente. Altro che logica del pacchetto, ci stanno facendo il pacco: il Mes è una trappola mortale.
Come mai questo governo, in barba alla legge di gravità, è ancora in piedi?
Per una serie di ragioni evidenti, che vanno dagli 86 zombie a Renzi, che non può permettersi di andare al voto con il Rosatellum se no scompare, fino a Zingaretti, il vero responsabile.
Perché potrebbe staccare la spina e non lo fa?
Non è all’altezza di guidare un partito. Se si votasse perderebbe, andrebbe all’opposizione ma riprenderebbe il controllo del Pd. Con anche molti voti in più, perché si riprenderebbe i voti che sono andati a M5s.
Gli fanno più gola le nomine. A tutti quanti, in realtà.
Vero: ma un leader lungimirante guarderebbe al dopo. Invece tutti intendono navigare a vista fino al 2022 in modo da giocare la partita del Colle con Draghi e Prodi. Vincerà Prodi. Dovremmo chiederci se questi paese può arrivare in queste condizioni fino al ’22.
Torniamo a Salvini. Può solo fare da spettatore?
Il suo errore, a mio modo di vedere, è ritenere che il tempo giochi a suo favore, invece è il contrario.
E perché?
Salvini ha puntato tutto sull’onda d’urto che dovrebbe venire dalle sue vittorie alle prossime regionali. Ma gli basterebbe perdere in Emilia per veder diminuire i suoi consensi.
Partiamo dalla Calabria.
In Calabria la situazione è grave perché qui la vittoria era scontata. Pd e M5s hanno fatto progressi mentre il centrodestra, tra dissidi lacerazioni e spaccature, non sa ancora chi presentare.
In Emilia-Romagna vincerà Bonaccini?
Basta girare un po’ in Emilia per rendersi conto che va verso la riconferma. Può anche darsi che alla fine non abbia la maggioranza in consiglio regionale, in questo caso Salvini potrà dire di essere arrivato a un passo, ma la sostanza non cambia.
Salvini ha puntato tutto sulla politicizzazione del voto.
Va bene se vinci, ma se perdi è un boomerang: se la Borgonzoni perde, Salvini perde più della Borgonzoni. Ha visto il simbolo di Bonaccini? Non c’è il Pd, c’è un verde che ricorda quello della Lega. Bonaccini perderebbe solo se la gente avesse una motivazione forte, politica, nazionale per cambiare tutto. Invece è una Regione che funziona. Quindi, perché cambiare?
(Federico Ferraù)