È difficile negare che l’immigrazione sia diventata anche uno strumento di destabilizzazione politica, in Europa come nella guerra libica, a danno del nostro paese. Destabilizzazione che si concretizza attraverso la guerra psicologica che si amplifica, grazie ai mass media e ai social network, e che stringe il nostro paese in una sorta di manovra a tenaglia.
Infatti non poche nazioni europee, strumentalizzando a fini politici la questione dell’immigrazione, stanno costantemente destabilizzando a livello internazionale i confini italiani. La Francia, ad esempio, ha recentemente sostenuto che chiudere i porti equivarrebbe a violare la legge sul mare dimenticando tuttavia di ricordare che proprio il governo di Parigi ha blindato Ventimiglia, non rispettando in questo modo il Trattato di Schengen.
La Germania altresì ha recentemente approvato un insieme di norme che prevedono, fra l’altro, l’espulsione immediata dei clandestini e l’ampliamento della detenzione preventiva per chi entra illegalmente nel Paese. Quanto alla reazione dell’Onu, su questa problematica non dobbiamo dimenticare che l’attuale governo italiano si è rifiutato di firmare il Migration Compact.
Ma anche nella guerra libica la questione immigrazione svolge un ruolo rilevante facendo leva sulle legittime preoccupazioni del governo italiano sulla crescita esponenziale che nuovi flussi di immigrati clandestini creerebbero. Non è da escludere che Haftar potrebbe aver colpito il centro di detenzione di Tajoura per destabilizzare politicamente il governo giallo-verde, governo che non ha mai fatto venire meno il dialogo con Haftar, dialogo tuttavia che fino al momento attuale ha avuto implicazioni operative irrisorie.
Quanto rilevante sia l’uso della propaganda o della guerra psicologica da parte libica lo dimostrano, da un lato, le affermazioni del generale Mohamed al-Manfour, comandante delle forze aeree dell’LNA: “Lanciamo un appello al mondo intero e all’Unione europea per porre fine alle politiche razziste del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, che in collaborazione con l’incostituzionale consiglio presidenziale di Fayez al-Serraj sono la ragione principale dell’accumulo di migranti nella regione occidentale della Libia”. E, dall’altro, la decisione assunta proprio ieri da al-Sarrai di liberare 350 migranti del campo colpito dall’aviazione di Haftar, per indurre l’Italia a fare di più per aiutarlo nella guerra attualmente in corso.