Gli sbarchi di migranti sulle coste italiane non si fermano. Anzi, i numeri parlano di arrivi record rispetto all’anno scorso. Ma quella dei barconi, delle rotte dall’Africa o dalla Turchia, non è l’unica via per arrivare in Italia. E stavolta non c’è niente di irregolare: proprio in questi giorni si sono aperti i termini per presentare domande di impiego dall’estero secondo quanto stabilito dal Governo Meloni con il decreto flussi. Servono più del doppio dei lavoratori richiesti. E anche per questo le imprese chiedono già un decreto bis per venire incontro alle loro esigenze.



Solo l’agricoltura, che di solito fa la parte del leone per quanto riguarda il fabbisogno di manodopera, ne chiede almeno 100mila. Al momento, però, spiega Romano Magrini, responsabile Lavoro e Relazioni sindacali di Coldiretti, la possibilità di attingere alla quota prevista dal Governo riguarda meno della metà delle persone di cui ci sarebbe bisogno. Ma la legge, appunto, prevede anche la possibilità di un secondo decreto flussi che corregga il tiro.



Di quanti lavoratori ha bisogno il settore dell’agricoltura e quanti ne possono arrivare attraverso il decreto flussi?

Nel settore agricolo servono circa 100mila lavoratori. Il decreto flussi ne prevedeva 82mila e di questi 44mila per lavoro stagionale, quelli che normalmente chiediamo noi nel settore agricolo, che peraltro non erano solo per l’agricoltura ma anche per il settore turistico-alberghiero. Sicuramente la necessità è per numeri molto più importanti di quelli che erano previsti. Tra l’altro proprio stamattina c’è stato il click day per chi vuole avvalersi di questa opportunità. Non sappiamo ancora i numeri, ma l’anno scorso sono arrivate 250mila domande e anche stavolta prevediamo che ne arrivino oltre 200mila.



Ma la quota dei lavoratori agricoli su quali basi è stata definita?

L’attuale Governo ha incrementato di 13mila quote quello che era il precedente decreto flussi, da 69mila l’hanno portato a 82.750. Quando è stato emanato, l’Esecutivo si era appena insediato e non ha potuto fare una verifica di quelle che sono le reali esigenze. Comunque domani mattina vi sarà una videoconferenza con il ministero del Lavoro per definire quelle che sono le esigenze per i prossimi tre anni: 2023, 2024, 2025.

C’è la possibilità, adesso, che si pensi a un decreto flussi bis per quest’anno, aggiuntivo rispetto a quello già definito?

Assolutamente sì. Lo prevede la legge, ed è anche una nostra esplicita richiesta. Chiediamo un decreto immediato che vada a coprire le parti inevase dal decreto flussi di oggi, almeno quelle inoltrate attraverso le associazioni di categoria, come Coldiretti, in quanto domande certificate, già tutte quante pre-verificate.

E questo perché si tratta di un lavoro regolare, con tutti i requisiti di legge?

Esattamente per questo.

La vostra richiesta nella sostanza è che alla fine arrivino i 100mila lavoratori di cui avete bisogno?

Sì, vorremmo arrivare a quello.

Di che professionalità c’è bisogno, solo raccoglitori o anche altre figure? E si tratta comunque solo di stagionali o anche di persone che potrebbero lavorare stabilmente nel comparto?

Per la maggior parte non sono lavoratori per i quali viene chiesta una particolare professionalità, ma sempre di più ci sarà una domanda di lavoratori specializzati: per l’agricoltura 4.0, trattoristi, mulettisti e quant’altro.

Quali competenze richiede l’agricoltura 4.0?

Parliamo, per esempio, dell’utilizzo dei droni in agricoltura, piuttosto che la lettura dei vari sensori che vengono impiantati per seguire le coltivazioni. I droni vengono utilizzati per capire le esigenze di acqua all’interno di un campo e per guidare l’irrigazione più accuratamente.

Questi potrebbero essere lavori più stabili, non legati alla stagione?

Assolutamente sì.

Ma sui 100mila di cui avete bisogno la maggior parte restano raccoglitori?

Non sono tanto raccoglitori, ma lavoratori che non hanno la necessità di particolari competenze.

Il reclutamento come funziona? Si ratta di persone che vengono chiamate dall’estero, giusto?

Normalmente quelli che arrivano sono sempre gli stessi, non c’è un grande tasso di sostituzione. Quando abbiamo la necessità di nuovi lavoratori ci rivolgiamo a loro perché contattino cugini, parenti, conoscenti.

Vale il passaparola, quindi, non ci sono agenzie all’estero a cui vi rivolgete?

Ci sono, ma bisogna fare molta attenzione. Stiamo lavorando però per iniziare un discorso di formazione all’estero, da attivare con qualche partner, per fare arrivare poi dei lavoratori che siano già pronti.

Rispetto agli anni scorsi l’esigenza di manodopera da parte delle aziende è cresciuta?

Quest’anno è un po’ aumentata, ma anche l’anno scorso avevamo un’esigenza importante.

C’è un motivo particolare che giustifica questo aumento?

L’anno scorso uscivamo dalla pandemia, è ripresa un po’ l’attività.

Il discorso del decreto flussi resta slegato da quello degli sbarchi di migranti sulle nostre coste? O per trovare personale attingete anche da lì?

Sono soggetti diversi, quelli che arrivano con i barconi scappano da situazioni economiche gravi, da guerre. Possiamo attingere se si tratta di richiedenti asilo, che quindi possono essere assunti, altrimenti no.

Il reclutamento è sempre dall’estero o ci sono lavoratori che contattati qui tornano poi nel loro Paese per poter ricevere la chiamata?

In Italia non potrebbero rimanere perché non hanno permessi di soggiorno validi. Sono lavoratori stagionali che al termine del permesso di soggiorno devono obbligatoriamente rientrare nel loro Paese di origine, altrimenti poi l’anno successivo non possono rientrare. È una conditio sine qua non che alla scadenza rientrino nel loro Paese.

La procedura da seguire è complicata?

Normalmente le imprese passano attraverso noi per chiedere queste cose. La procedura viene facilitata dal nostro lavoro di intermediazione.

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