Una legge per frenare l’arrivo sui barchini degli immigrati clandestini. Nel 2022 sarebbero stati 45mila. Ora il Governo Sunak vuole metterci rimedio. E riprendendo un’idea di Boris Johnson vuole approvare nuove norme secondo le quali chi arriva con questa procedura e chiede asilo politico verrà trasferito in Rwanda, Paese con il quale la Gran Bretagna ha stipulato un accordo.
Se avrà diritto a essere considerato un rifugiato, alla fine potrà rimanere lì. “Il testo della legge è molto complesso”, spiega al Sussidiario Claudio Martinelli, professore di diritto pubblico comparato e diritto parlamentare nell’Università di Milano Bicocca ed esperto del sistema giuridico britannico. Il problema è annoso e sta diventando sempre meno governabile: dalla Manica arrivano da diverso tempo numeri molto importanti di persone. L’Illegal Migration Bill non è un fulmine a ciel sereno”.
Professore, da dove è nata l’esigenza di una nuova legge sull’immigrazione?
Ha un background che risale all’epoca di Boris Johnson. Proprio lui nella primavera 2022 firma un Memorandum of understanding con il Rwanda, un atto politico che non ha le stesse complicazioni procedurali e giuridiche di un trattato, strutturato in questo modo: quando arrivano richiedenti asilo nel Regno Unito queste persone vengono portate, appunto, in Rwanda, e lì viene esaminata la loro domanda di asilo. Se non hanno i requisiti per ottenerlo, vengono rimandati nel loro Paese o in uno dove comunque hanno la possibilità di essere legalmente cittadini, se invece hanno i requisiti staranno in Rwanda. Il Regno Unito si mette d’accordo con il Paese africano, naturalmente finanziandolo e concedendo una serie di vantaggi, perché si prenda i richiedenti asilo della Gran Bretagna.
Insomma non esiste il diritto all’asilo in Uk, esiste il diritto all’asilo che viene concesso in Rwanda.
Per questo dicono: “Sono io Uk che decido dove starai una volta accertato che hai i requisiti per l’asilo”. Questo accordo non è contenuto in un trattato internazionale tra i due Paesi: ciò avrebbe comportato la necessità, prima di venire ratificato, di depositarlo in Parlamento, che avrebbe avuto il tempo di discuterlo, respingerlo o dilazionarlo. Johnson ha stipulato un memorandum of understanding che è un istituto tipico delle relazioni internazionali, una prassi che non pone in essere degli obblighi giuridici stringenti sul piano del diritto internazionale tra i due Paesi. Un accordo politico il cui mancato rispetto non comporta la serie di procedure giurisdizionali a livello internazionale. Il Governo aveva così un doppio vantaggio: non coinvolgere il Parlamento, che per quanto riguarda la Camera dei Lord sapeva già essere contrario, e bypassare, nei suoi intendimenti, tutte le Corti internazionali.
In che modo il Governo Sunak ha ripreso la questione?
Quando è arrivato, Sunak ha cominciato a dire che bisognava intervenire sul tema dell’immigrazione perché il problema stava diventando quantitativamente sempre più forte. Sostenendo anche che non bastava l’accordo con il Rwanda. Nel frattempo c’è una sentenza di una Corte inglese del 19 dicembre dell’anno scorso secondo la quale in sé il memorandum non pone alcun problema, tuttavia è da sanzionare nella parte in cui non prevede delle eccezioni per chi si trovasse in determinate condizioni. È come se i giudici avessero detto al ministro degli Interni: “Guarda che un primo check a quelle richieste di asilo lo devi dare, perché ci sono alcuni casi particolari, eccezionali, che non si possono spedire in Rwanda come tutti gli altri”. La sentenza non ha detto però che la pratica è illegale.
Come recepisce l’esecutivo questa sentenza?
Secondo l’Illegal Migration Bill un immigrato illegale che arriva in Uk potrà essere tenuto in detenzione senza processo e senza entrare nelle garanzie processuali consuete britanniche per massimo 28 giorni, nei quali il ministro degli Interni avrà il dovere di rimuoverlo dal territorio del Regno Unito. In questa legge considerano illegali, proprio perché l’idea è di combattere gli arrivi dei barchini dalla Manica, gli arrivi da terzi Paesi; ad esempio un cittadino albanese che va in Francia e poi prende un barchino per raggiungere l’Uk. Gli inglesi dicono: “Tu hai fatto un passaggio in Francia che è funzionale a prendere un barchino e venire in Gran Bretagna, una procedura strumentale, funzionale a chiedere asilo in Uk. Se fai così io applico il memorandum of understanding, ti mando in Rwanda, ti tengo lì, senza fare un processo”.
Il memorandum viene recepito in questa nuova iniziativa di Sunak?
Sì, quelle del memorandum diventano norme contenute nella legge. Nell’esempio il cittadino albanese viene da una nazione che non comporta la necessità di chiedere asilo politico e quindi non avrà la qualifica di rifugiato. A questo punto verrà rimandato in Albania. Naturalmente ci possono esseri Paesi che non sono in quella condizione, tipo l’Afghanistan, e allora lì la questione cambierà. Avendo tentato di entrare nel Regno Unito illegalmente, il migrante se ha diritto all’asilo lo otterrà in Rwanda, ma sarà comunque impossibilitato a chiedere successivamente l’asilo nel Regno Unito. Non potrà più farlo.
Ci sono delle eccezioni a questo regime?
Sì, ad esempio i minorenni. Un tema importante, perché fu argomento di discussione al tempo del memorandum of understanding. Il regime non riguarda gli under 18 e le persone che non possono volare perché hanno comprovati problemi di salute. Altra eccezione coloro che corrono rischi seri nei Paesi da cui sono partiti. Questo secondo me è un portato di quella sentenza. I 28 giorni serviranno a verificare che le singole persone siano dentro queste eccezioni, così si tiene conto della sentenza della Corte di Londra. Non avranno un processo e si dà il tempo al ministero dell’Interno di avviare i primi check. Se risultano abili a essere trasportati in Rwanda verranno portati lì, dove ci saranno una serie di altri controlli per concedere l’asilo politico. In sostanza, il Regno Unito non sta dicendo no a tutti i rifugiati, ma a quei rifugiati che tentano di entrare attraverso un metodo illegale che parte da uno Stato terzo.
Ora il Bill deve passare al vaglio del Parlamento?
Sì, però lo schema immaginato dal Governo è essenzialmente questo.
Com’è il dibattito su questa legge?
Il dibattito è esploso già da un anno, esiste dal momento del memorandum di Johnson. Si è pronunciata una istituzione interna alla Camera dei Lord, attaccando il fatto che il Governo avesse scelto quella modalità perché bypassava il Parlamento. I laburisti sono contrari, vedremo in che termini. Il Governo di Sunak pensa di intercettare un mood del Paese abbastanza forte, anche i laburisti dovranno stare attenti.
Dunque l’opinione pubblica non è così contraria?
Parti dell’opinione pubblica, e non necessariamente soltanto quella conservatrice, non sono particolarmente contrarie. Il dibattito parlamentare sarà molto più tecnico rispetto alle reazioni del momento. Il dibattito politico comunque è diventato ancora più forte da quando il Governo ha presentato il progetto.
Al Rwanda cosa danno per prendersi questa gatta da pelare?
Hanno una serie di vantaggi economici. Del resto, non dimentichiamoci che noi come Unione Europea diamo 6 miliardi a Erdogan per fare una cosa diversa, ma che è comunque uno scambio tra diritti dei migranti e denaro. Questa non è una mera invenzione di Boris Johnson dell’anno scorso. Comunque, stanno già arrivando una serie di proteste da parte di istituzioni internazionali come l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu. Oltre al dibattito interno ci sarà sicuramente un dibattito internazionale.
(Paolo Rossetti)
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