Brutto episodio accaduto nel Mediterraneo nella zona a controllo maltese a sole 45 miglia da Lampedusa lo scorso weekend, documentato con un filmato dall’Ong Sea Watch. Una motovedetta della Guardia costiera libica impegnata nel servizio di recupero e di riporto in Libia dei migranti clandestini, ha puntato un gommone cercando di speronarlo e sparando colpi di arma da fuoco di avvertimento. Poteva trasformarsi in catastrofe, fortunatamente il gommone è riuscito a svincolarsi e fuggire.



L’episodio ha destato le proteste delle organizzazioni internazionali e anche dell’Onu non solo per il rischio di un massacro non avvenuto, ma anche per l’intrusione libica in un tratto di mare fuori dall’area di competenza. In questo senso, la notizia in contemporanea del nostro governo di aumentare il sostegno economico alla Guardia costiera libica è stata accolta con disappunto da Oxfam che ha rivolto al parlamento una richiesta di fermare il sostegno economico alla Libia per mancanza di rispetto delle misure umanitarie.



Secondo Marco Bertolinigià comandante del comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore in molte missioni internazionali, “certamente questo episodio dimostra un non corretto uso della pratica di intervento da parte della Guardia costiera libica, ma è anche vero che la situazione di quel paese è drammatica, si tratta di una realtà con problematiche gravissime a cui il nostro paese doveva rispondere prima. Dobbiamo riallacciare rapporti con la Libia sostenendola anche economicamente, rapporti che abbiamo perso per miopia politica lasciando in mano la situazione a un paese come la Turchia”.



L’episodio della motovedetta della Guardia costiera libica che ha cercato di speronare un gommone di migranti ha suscitato forti polemiche. Quale è la sua impressione su quanto accaduto?

È chiaro che di fronte a un fatto del genere siamo davanti a un modo non corretto di affrontare l’emergenza migratoria però non sappiamo le circostanze esatte di quanto accaduto, ad esempio chi c’era a bordo del gommone, chi i libici pensavano ci fosse a bordo, se le intimidazioni a fermarsi  non sono state rispettate.

I migranti non hanno rispettato la richiesta di fermarsi perché nessuno di loro vuole essere riportato nei campi di detenzione libici che tutti sappiamo che cosa sono.

Certamente. Teniamo conto che sulla Libia possiamo metterci a fare i maestrini quanto vogliamo, però questo impegno dei libici nel Mediterraneo è riconosciuto e richiesto dalla comunità internazionale. Se si comportano in una certa maniera dobbiamo presumere abbiano le loro ragioni. Stiamo parlando di un paese con cui abbiamo rapporti e con cui stiamo cercando di stringere questi rapporti per cercare di mantenerlo nell’alveo dei paesi cosiddetti civili. Certamente usano modi bruschi, ma teniamo anche conto che a volte si spara a titolo di avvertimento, è un modo che i militari usano, su questo non c’è dubbio.

Si stanno però alzando polemiche sui finanziamenti concessi dal nostro paese proprio alla Guardia costiera libica, 10 milioni di euro nel 2020 che adesso il governo vuole aumentare. C’è chi chiede il blocco di questi finanziamenti perché la Libia non li usa in modo adeguato. Che ne pensa?

L’Italia forse avrebbe dovuto impegnarsi prima e forse anche di più di quanto stia facendo adesso. Adesso ci lamentiamo che la Turchia si sia inserita al posto nostro. La Libia ha bisogno di navi, di supporto economico, di supporto militare che noi cerchiamo di darle. Loro non sono esattamente come vorremmo che fossero, certo, però bisogna fare i conti con la realtà e la realtà è questa. Al punto in cui siamo dobbiamo cercare di riallacciare rapporti che abbiamo perso per miopia politica. Se ci fossimo impegnati nel 2011 e anche dopo, se fossimo stati più presenti senza aspettare l’Europa e la comunità internazionale alle quali la Libia non interessava come interessa a noi, oggi non ci troveremmo davanti a queste situazioni.

Molti lamentano che Draghi si comporti nei confronti della Libia come i governi precedenti.

Draghi può essere bravo quanto vogliamo ma fino a quando avrà Di Maio come ministro degli Esteri, deve fare di necessità virtù. Ritengo che Draghi abbia le idee chiare, anche perché viene da esperienze internazionali importanti però, ripeto, deve fare i conti con le cartucce che ha.

Esiste un accordo trilaterale di cui nessuno conosce i contenuti fra Malta, Libia e Turchia, che di fatto dà egemonia a Ankara sul mare che separa la Tripolitania dall’isola e in più non fa sbarcare più alcun migrante. Non è una cosa buona per noi.

Malta è sempre stata rigida sull’immigrazione ed è comprensibile. È una piccola isola e se si comportasse come ci comportiamo noi adesso sarebbe invasa.

Però fa accordi con la Turchia dietro le nostre spalle.

Ha firmato l’accordo con il paese più forte. L’Italia ha scelto la debolezza come linea politica, speriamo che un po’ per volta Draghi o chi per lui riesca a modificare una situazione in cui ci siamo messi da soli con la nostra ignavia.

Mattarella è stato ricevuto a Parigi da Macron. Il presidente francese ha parlato di “frizioni esistite in passato fra i due paesi ma che adesso sono state superate”. Sono parole sincere o la Francia ha bisogno di aiuto vista la situazione nel Sahel che sta loro sfuggendo di mano?

Macron non poteva enfatizzare la differenza di vedute che c’è tra i due paesi nel momento in cui Mattarella si è recato da lui. Ha detto qualcosa di prevedibile. I danni che la Francia ha fatto in Libia non si possono dimenticare con parole come queste a parte il fatto che non si è scusato. È un comportamento tipico francese.

Però ha bisogno di aiuto, o no?

Non c’è dubbio. Macron deve cercare di delegare parte dell’impegno nel Sahel all’Unione Europea in un momento in cui la situazione è critica con il colpo di stato nel Mali e la morte del presidente del Ciad. La nostra presenza anche solo dal punto di vista politico dà forza a quella francese, è chiaro che se deve fare qualche concessione la fa a ragion veduta.

(Paolo Vites) 

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