Ma se l’ordinanza del presidente della regione siciliana in materia di migranti è nulla e dunque inefficace, come sostengono fonti “anonime” del Viminale, perché Roma non la impugna davanti all’autorità giudiziaria?

La domanda è retorica. A palazzo d’Orléans la pongono tutti i funzionari ai quali si domandi notizie dell’ordinanza del presidente della Regione. Un’ordinanza che non riguarda i flussi migratori, che sono competenza dello Stato, ma la questione sanitaria. Il rischio contagio, la salute degli stessi migranti ammassati nei centri di accoglienza dove si contagiano fra loro. E la materia è competenza del presidente della Regione “soggetto attuatore per gli interventi di prevenzione e di contrasto al Covid-19”.



Dall’antica dimora degli Orléans, oggi sede del potere esecutivo regionale, questa è la versione che filtra. La convinzione che quella ordinanza sia valida e vigente è forte. Tanto che Musumeci ha fatto un passo in più e a 72 ore dall’emanazione dell’ordinanza ha fatto notificare una diffida formale a tutte le autorità competenti ad attuare la sua ordinanza “che è vigente”.



Nel documento, il governatore richiede, tra le altre misure, di illustrare il crono-programma del progressivo svuotamento degli hotspot per le gravi ragioni di promiscuità e assembramento in cui sono costretti gli ospiti. Qualora ciò non fosse stato già predisposto (come avvenuto per il trasferimento dei migranti risultati positivi al Coronavirus, contagiatisi tra loro, nella struttura di Pozzallo dove lo spostamento è scattato due ore prima che arrivassero gli ispettori regionali), nella piena vigenza dell’ordinanza, il presidente Musumeci ha chiesto di dare rapida esecuzione al provvedimento, tenuto conto altresì dell’enorme numero di migranti attualmente presenti senza alcun distanziamento e pregiudizio della loro salute nell’hotspot di Lampedusa.



Quello che sorprende è il silenzio “amministrativo” di Roma. Perché, a parte le polemiche e le dichiarazioni, a 72 ore dall’inizio di questo scontro istituzionale non esiste alcun documento ufficiale né in un senso né nell’altro? In occasione di altre ordinanze regionali non condivise il ministro di turno non è rimasto inerte. Le ordinanze sono state impugnate, annullate, bloccate.

Per i giuristi che fanno da suggeritori a Musumeci una spiegazione ci sarebbe. Impugnare questa ordinanza non sarebbe ne facile ne scontato. In primo luogo proprio perché opera in materia sanitaria e detta regole anti contagio. Ma poi ci sarebbe la procedura. Per deliberare un’impugnativa di questa ordinanza sarebbe necessaria una delibera del Consiglio dei ministri. Solo che la Sicilia è una Regione a statuto speciale “rafforzato”. Quando il Consiglio dei ministri affronta questioni che riguardano la Sicilia, lo statuto, che è parte integrante della Costituzione italiana, prevede che il presidente della Regione partecipi al Consiglio dei ministri con il rango di ministro. Dunque Roma dovrebbe convocare la riunione, notificare la convocazione a Musumeci che non si esimerebbe dal partecipare, e poi riunirsi. E quella sarebbe la sede della resa dei conti.