Il vertice di Malta, dove i ministri degli Interni di Malta, Italia, Germania e Francia si sono confrontati in modo informale, ha registrato la buona volontà dei partecipanti nel non lasciare soli i paesi del Sud Europa di fronte agli arrivi dall’Africa. Gianni Micalessin, inviato di guerra del Giornale e profondo conoscitore delle dinamiche geopolitiche del Nord Africa, ci aiuta ad inquadrare l’accordo raggiunto e a capire quello che possiamo seriamente aspettarci in vista del vertice ufficiale  che si terrà in Lussemburgo a ottobre. O, in alternativa, per renderci conto che a Malta abbiamo sentito solo belle parole. Un primo risultato sembra il superamento della distinzione tra migranti economici e aventi diritto d’asilo: da adesso non varrà più, tutti i richiedenti diritto d’asilo (la quasi totalità dei migranti), saranno redistribuiti prima che la loro richiesta venga approvata e vengano ufficialmente riconosciuti come profughi, cosa che sappiamo avvenire in pochissimi casi. Intanto il problema, spiega Micalessin, è quanto durerà quest’accordo, definito dagli stessi contraenti “temporaneo”: già nel 2015 pensavamo di aver superato i laccioli di Dublino, ma non fu affatto così.



“Chi sbarca in Italia da oggi sbarca in Europa”, dice il ministro Lamorgese. Eppure il vertice di oggi non ha valore definitivo, e si parla di “redistribuzione obbligatoria”, mentre i paesi aderiranno su “base volontaria”. Le sembra una partenza credibile in vista del consiglio di Lussemburgo?

Quello di oggi è un bellissimo regalo al governo giallorosso in vista delle elezioni in Umbria e in Emilia-Romagna, e un dono alle Ong, che potranno tornare alla piena attività grazie alla collaborazione con i trafficanti di uomini. Questo accordo garantisce la redistribuzione in Italia a chi arriva sulle Ong o su una nave di soccorso. Torneremo al vecchio modello: le Ong ai limiti delle acque territoriali libiche e la nostra guardia costiera poco più a nord a recuperare i carichi umani che ci lasceranno. I trafficanti torneranno a fare affari d’oro, e basterà arrivare su una Ong per essere accolto e fare richiesta d’asilo per essere redistribuito.



I migranti assegnati ai vari paesi europei che aderiranno al nuovo meccanismo di solidarietà saranno recuperati nella Sar libica, meno della metà degli arrivi in Italia. E gli altri?

Le navi fantasma scompariranno. Non ci sarà più motivo di mandare barchini nel Mediterraneo quando tutto tornerà nelle mani dei trafficanti di uomini, che fino ad oggi venivamo fermati dalla Guardia costiera, ma che ora torneranno a una piena attività, anche grazie alle Ong.

Però la collaborazione tra Ong e trafficanti non è mai stata del tutto provata.

Quando, nel 2016, le Ong erano nel pieno della loro attività, gli arrivi furono 180mila, il massimo storico. Quindi, al di là del fatto che ci sia o no una collusione, l’accordo funziona. E ora quel modello tornerà in auge.



Il messaggio arriverà rapidamente ai trafficanti?

Sì, lo abbiamo già visto nel 2013, quando con Mare nostrum gli arrivi passarono da 36mila ai 170mila del 2014. È un accordo temporaneo che dovremo far digerire a Spagna e Grecia, che hanno accolto rispettivamente 19mila e 29mila migranti quest’anno, a fronte dei nostri 6.600: chiederanno di avere lo stesso trattamento dell’Italia, e dovranno darglielo. Poi bisognerà vedere quanto i paesi volenterosi si faranno carico dei: credo ben prima delle elezioni in Emilia-Romagna, a gennaio, l’accordo sarà defunto.

La rotazione dei porti è su base volontaria. Questo cosa implica per l’Italia?

I porti ce li possono garantire solo Francia, Spagna e Croazia. La Francia ha già detto che non ci metterà a disposizione i porti della Corsica. La Spagna ha già più arrivi di migranti rispetto a noi, e la Croazia, che è dalla parte opposta, ricaccia i migranti nei boschi a colpi di bastone. È un miraggio, nel concreto non si realizzerà nulla.

E riguardo alla questione del fast tracking delle richieste di asilo, che ora sarà in capo ai paesi dopo la redistribuzione?

Dal punto di vista italiano è ottima, perché cancella la distinzione tra i migranti economici, che oggi sono l’86%, e gli ormai rari migranti che hanno diritto d’asilo. Il problema è: quanto farà aumentare gli arrivi? Tanti più migranti arriveranno in Europa con la prospettiva di essere accolti a pieno titolo, tanto meno ci saranno paesi disposti ad accoglierli. Macron ha detto che l’umanitarismo fa rima col lassismo.

La redistribuzione tra Stati funzionerà?

Sono belle parole, ma nel 2015, quando si diede via libera al primo piano di redistribuzione, che all’epoca riguardava i soli aventi diritto d’asilo, inizialmente nessuno disse di no, ma i 39mila migranti presenti in Italia che dovevano essere ripartiti sono ancora qui, ad aspettare che la redistribuzione abbia compimento.

È prevista una percentuale oltre la quale si parla di “pressione straordinaria” per il paese ospitante: come giudica quanto prevede il piano su questo punto?

Questa è una quota che dovrà venire stabilita dall’Europa, ma è tutto molto aleatorio. Il vertice di oggi non è stato chiaro su questo aspetto.

Non ne abbiamo neanche un’idea?

No, anche perché è una cifra difficile da decidere, dipenderà da quanti ne sono stati ripartiti nelle settimane precedenti. Un’improvvisa impennata degli arrivi potrebbe far cambiare rapidamente il quadro e le cifre a cui fa riferimento.

Perché questo vertice, perché questo accordo?

Questo vertice è stato concesso per dare un colpo finale a Salvini e fornire argomenti al governo giallorosso, favorito e invocato dall’Unione Europea. Una volta forniti gli argomenti però, i paesi europei dovranno fare i conti con le conseguenze. E a quel punto forse faranno un passo indietro.

Il ministro dell’Interno tedesco Seehofer è stato uno dei principali oppositori a una politica di accoglienza, ma oggi è sembrato soddisfatto.

Ricordiamoci che lui fu uno dei principali oppositori interni della Merkel quando aprì le frontiere ai profughi siriani. Se la pressione tornasse pesante ritornerebbe sui suoi passi. Ma potrebbe farlo anche solo quando Spagna e Grecia chiederanno le stesse condizioni concesse all’Italia.

Che cosa dobbiamo aspettarci, oltre quello che ci ha già detto?

Come principio l’accordo di oggi è ottimo, nel senso di quello che Renzi e Gentiloni sognavano di poter ottenere. Ma nei fatti è un accordo temporaneo, in attesa della ratifica di ottobre. E già lì non sappiamo cosa aspettarci.

(Lucio Valentini)