Il grande inconfessabile sospetto. All’indomani dello sbarco dei 47 migranti della Sea Watch 3 a Lampedusa disposto non dalle autorità italiane ma dalla procura di Agrigento, al Viminale si guarda con sospetto all’intera vicenda. Un braccio di ferro che ha rischiato e rischia ancora di ritorcersi contro il vicepremier Matteo Salvini da un punto di vista mediatico per una mossa imprevista.



Lo sbarco ha colto di sorpresa il ministro dell’Interno, che ha ricevuto la notizia senza poter far nulla mentre era in diretta su La7. “Qualche altro membro del governo sapeva? Ha autorizzato? Vedremo” Ha tentato di contrattaccare Salvini, dato che “la Guardia costiera dipende dal ministero dei Traporti, la Guardia di finanza dal ministero dell’Economia”. 



La ricostruzione degli eventi fa chiarezza sull’accaduto. La nave era alla fonda mezzo miglio fuori Lampedusa, 17 dei 64 migranti (fra cui 7 bambini) erano stati sbarcati per motivi umanitari e per gli altri non c’erano speranze anche perché la nave, battente bandiera olandese ma di una Ong tedesca con personale volontario italiano, aveva violato le acque territoriali italiane ignorando la diffida della Guardia di finanza dopo aver preso a bordo 64 migranti a 30 miglia dalle coste libiche ed essere stata letteralmente “cacciata” dai libici come indesiderata.

Salvini si è dunque ritrovato davanti a tutto il Paese di fronte al fatto compiuto. Poi nella giornata di ieri gli eventi hanno assunto un’altra piega e il vicepremier è tornato in tv. “Indagato per favoreggiamento il comandante della Sea Watch? Questo dimostra che non è Matteo Salvini il cattivo con le Ong e conferma quello che sostengo da mesi, e cioè che favoriscono l’immigrazione clandestina e aiutano gli scafisti. E se c’è una procura che lo conferma il mio lunedì è un bel lunedì” ha detto il ministro dell’Interno, sempre a La7.



Ma immagine a parte il vero tema è un altro e resta sempre il grande sospetto. Patronaggio, infatti, è quello stesso procuratore di Agrigento che per primo iscrisse il ministro nel registro degli indagati per sequestro di persona nel caso Diciotti. Osannato dalla sinistra, dovette fare un passo indietro con allegata figuraccia quando venne chiaramente a galla l’incompetenza territoriale della sua procura. La vicenda poi finì ugualmente al Tribunale dei ministri e mancò l’autorizzazione a procedere, ma il sospetto di una azione “politica” c’era allora e c’è oggi. In più lo sbarco “organizzato” ieri sera sembra essere stata la “vendetta” di Patronaggio.

Ma naturalmente le organizzazioni dei magistrati negano siffatte ricostruzioni, anche se il sospetto in casa Lega va oltre. E se l’indagine sul comandante e il sequestro della nave alla fine si concludessero con una richiesta di archiviazione con successivo “non luogo a procedere”? Allora l’apertura dell’inchiesta suonerebbe come un escamotage per permettere lo sbarco e sarebbe, come già ieri sera stessa aveva detto Salvini, un atto politico. Ma con la dietrologia non si fa politica e tantomeno giustizia. 

Manlio Viola è direttore di blogsicilia