Palma, città costiera nel nordest del Mozambico è caduta nelle mani delle milizie jihadiste con una strage che ha provocato centinaia di morti anche tra i bambini, decapitati. Da anni queste forze combattono nella regione di Cabo Delgado dove si trova il più ricco progetto di estrazione di gas naturale di tutta l’Africa, gestito dalla francese Total che potrebbe valere fino a 60 miliardi di dollari.
Se questo dovesse cadere nelle mani dei miliziani islamisti si può immaginare l’enorme risorsa economica di cui potrebbero disporre. Una evidente escalation, questo ultimo attacco, di una guerra che dura dal 2017 e che secondo l’Onu, in un bilancio riferito alla fine del 2020, ha generato 670mila sfollati e più di 2.500 vittime. Obbiettivo dichiarato la creazione di un nuovo stato islamico dopo la caduta di quello del Medio oriente.
Secondo Stefano Piazza, esperto di terrorismo internazionale e geopolitica, “quanto sta accadendo in Mozambico è solo l’ultima evoluzione di una situazione che ormai tocca gran parte dell’Africa, dal Mali al Kenya, dal Congo alla Costa d’Avorio, dove forze di al Qaeda e dell’Isis si combattono per la supremazia senza che l’occidente riesca a intervenire”. Tutto questo, ci ha detto ancora, è di grave pericolosità anche per l’Europa perché porterà inevitabilmente a nuovi e incontrollabili flussi migratori.
In Mozambico, dopo anni di guerriglia di cui l’Occidente si è disinteressato, siamo ormai davanti a un’offensiva in piena regola. Il gruppo estremista islamico Al Shabab ha moltiplicato gli attacchi contro i villaggi del nord del Mozambico, mettendo in fuga quasi 700mila persone e causando oltre 2.600 morti, metà dei quali civili. Davanti a cosa siamo davanti?
Questa regione è ormai sottoposta a un’insorgenza dell’islamismo da parte di un gruppo alquanto misterioso, che sebbene si chiami come quello presente in Somalia, Al Shabab, non ha niente a che fare con loro. Gli islamisti del Mozambico sono organici allo stato islamico al quale hanno giurato fedeltà nel 2018 mentre i somali sono di stretta osservanza qaedista.
Secondo molti analisti l’Africa sarà il campo di battaglia del jihad per i prossimi 20 anni e rimpiazzerà il Medio Oriente. È un’analisi azzeccata?
Del gruppo che agisce in Mozambico si conosce poco, si sa che è guidato da un cittadino della Tanzania. Chi dice che l’Africa potrebbe diventare la sede della nuova insorgenza islamista al posto del Medio oriente si dimentica che questo sta già avvenendo da molto tempo. L’Africa è un campo di battaglia dove Isis e al Qaeda si combattono per la supremazia nella galassia islamista, in Somalia, in Congo, nel Mali, nel Kenya, ci sono stati recenti attacchi in Costa d’Avorio e nel Camerun, insomma ci sono moltissimi paesi che sono già sotto il giogo delle milizie islamiche. È una situazione potenzialmente esplosiva e pericolosissima anche per l’Europa perché porterebbe un nuovo flusso migratorio fino a oggi sottovalutato.
Si tratta di paesi che hanno scarsa capacità di risposta militare, è così?
Sono soprattutto paesi che soffrono di una corruzione endemica nei palazzi del potere, hanno forze armate debolissime sul cui territorio i jihadisti si muovono senza problemi. Il Mozambico ha un governo completamente in balia degli eventi. Ha provato a fermare questo gruppi prima affidandosi a elementi della divisione Wagner russa poi a truppe sudafricane che però sono state accusate di crimini contro l’umanità. Hanno tentato di mettere un cerotto ma il risultato è stato peggio del male che dovevano curare. La situazione a questo punto è davvero gravissima.
Secondo lei un nuovo stato islamico potrebbe tornare a esportare il terrorismo in occidente?
Tutte le milizie islamiche organizzate hanno come obbiettivo la creazione dello stato islamico. In un contesto favorevole come il Mozambico, paese straordinariamente ricco di risorse naturali ma che purtroppo ha una classe politica totalmente corrotta e forze di sicurezza inefficaci, questo accadrà facilmente. Adesso sono giunti addestratori americani, ma è un lavoro che richiederà mesi. Il pericolo che l’Isis possa dichiarare quella zona nuovo stato islamico potrebbe essere la fase ultima di questa escalation che dura ormai da anni.
Con il rischio che stabilimenti dal valore enorme di Total e Eni cadano in mano ai terroristi.
Stiamo parlando di paesi dove tutto è possibile, dove tutto si compra e tutto si vende. Corruttibili vuol dire che le forze di sicurezza girano le spalle, non arrestano i terroristi, ci sono gravi complicità a tutti i livelli.
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