Dopo l’interruzione dei negoziati tra Mef e Unicredit, sul tavolo del Governo torna il dossier Mps, certamente di non facile soluzione visto che occorrerebbe un’iniezione da circa 3 miliardi di euro entro la fine dell’anno e che c’è un impegno preso con le autorità europee per riprivatizzare la banca entro la primavera del prossimo anno. Per Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, «l’operazione che avrebbe portato all’acquisizione di Mps da parte di Unicredit, come avevo già avuto modo di evidenziare, prestava il fianco a molte critiche, soprattutto relative al fatto che il Presidente della banca di piazza Gae Aulenti è Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia che si è occupato del dossier Montepaschi al momento dell’ingresso del Tesoro nel capitale, nonché esponente del Pd, partito molto legato alla banca senese».



Ora però l’operazione è saltata…

Il ministro Franco non sarà un massimo esperto di finanza pubblica, ma di certo si intende di questioni bancarie visto che viene dalla Banca d’Italia, per non parlare di Draghi. Evidentemente nel Governo si era coscienti che non si poteva esagerare nel lasciare dettare le condizioni dell’operazione a Unicredit.



Enrico Letta ha detto di aver avuto l’impressione che Unicredit pensasse di partecipare a una svendita e che quindi il Mef ha fatto bene a non accettare le sue richieste. Cosa ne pensa?

Letta dovrebbe forse spiegare come pensa di mantener fede alla promessa che ha fatto durante la campagna elettorale a Siena: salvare Mps e i suoi addetti. Senza che questo, però, pesi sui contribuenti. Ci troviamo in una situazione per cui il Pd, da un lato, dice di sostenere il Governo Draghi, ma, dall’altro, trovandosi anche in una situazione di conflitto di interessi, consegna al Premier un grande problema da risolvere.



Dunque mi sta dicendo che il Pd a parole sostiene Draghi, ma poi nei fatti gli crea un problema?

Sicuramente il dossier Mps è una grana in più per Draghi, frutto di anni di nefandezze cui i precedenti Governi non hanno posto rimedio. La Lega, tra il 2018 e il 2019, ha probabilmente evitato il peggio, i veri guai li hanno combinati il Pd, di cui faceva parte anche Renzi, e, a livello nazionale e non locale, a differenza dei dem, i 5 Stelle.

La sfida più difficile è probabilmente riuscire a trovare le risorse necessarie a una ricapitalizzazione di Mps. Come si potrebbe riuscire a vincerla?

Credo che prima di mettere mano al portafoglio occorra accorgersi di una questione importante, relativa al patrimonio di opere storico-artistiche che Montepaschi detiene e che potrebbe essere valorizzato portando beneficio alla banca. Non sto parlando ovviamente di mettere queste opere sul mercato, ma di farle confluire in una fondazione o in un apposito ente, magari partecipato dagli enti locali, così da creare un polo culturale attrattivo per i turisti. Cosa che porterebbero benefici al territorio, dove non mancano tra l’altro altre bellezze artistiche, alle sue imprese e ai suoi esercizi commerciali. Servirebbe poi un altro intervento da parte del Governo.

Quale?

Una riforma del sistema di tassazione dei crediti immobiliari, che attualmente è basato sull’imposta di registro, anziché sull’Iva. In questo modo i crediti deteriorati si valorizzerebbero e peserebbero meno sui conti della banca.

Come la mettiamo, invece, con la necessità di riprivatizzare la banca entro la primavera del 2022?

Secondo me, non rappresenta un problema. In tempo di Covid, con le difficoltà che ci sono, non si può pretendere di risolvere le criticità della banca e di rimetterla sul mercato nei termini stabiliti: si deve chiedere una proroga e credo che in questo momento di debolezza politica di Francia e Germania la si possa ottenere.

Tuttavia, in questo periodo di Covid le altre banche hanno registrato risultati positivi…

Il problema è che Mps non era una banca sana, ma già malata prima della pandemia, quindi non poteva certo risanarsi in un periodo difficile. Nel caso di resistenza da parte delle autorità europee a concedere una proroga, si potrebbe far loro notare che in Germania sono ancora aperti i casi Deutsche Bank e Commerzbank.

(Lorenzo Torrisi)

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