Il Pd non finisce di sorprendere i suoi elettori per l’imprevedibilità delle decisioni della sua leader, che sembra agire in modo pressoché monocratico, come appare dalla recente sostituzione del vicecapogruppo alla Camera, De Luca junior, con Paolo Ciani. Davanti a questa scelta sono rimasti spiazzati gli stessi parlamentari Pd, come si legge sulle agenzie da cui trapela un diffuso ed esplicito dissenso. Del malumore del governatore della Campania, De Luca senior, è facile comprendere le ragioni, dal momento che ha tessuto le trame della carriera del figlio fin dalla sua nascita, e mentre si dispone a diventare per la terza volta presidente della sua regione non può facilmente sopportare lo smacco incassato dal suo erede naturale.
De Luca senior non è abituato a sentirsi dire dei no, neppure se l’avversario del figlio è esponente dell’associazione cattolica attualmente più potente: la Comunità di Sant’Egidio. Sorprende la chiarezza con cui Ciani afferma che il Pd non è il suo partito e che non intende iscriversi al partito. Lui è esponente di Demos, costola influente del Pd, e nelle file del Pd è stato eletto prima come consigliere regionale, poi come consigliere comunale e attualmente come parlamentare. Il tutto nell’arco di poco più di cinque anni.
Pur non essendo del Pd, occorre dire che Ciani ha ampiamente goduto della sua protezione. L’appartenenza alla Comunità di Sant’Egidio e a Demos ne fanno uno degli esponenti di punta dell’area cattolica del Pd.
Per questo la sostituzione di De Luca junior con Paolo Ciani pone un primo interrogativo, tutt’altro che facile da risolvere. Si tratta di una vendetta nei confronti di De Luca padre, che l’ha apertamente contrastata durante la campagna elettorale che l’ha posta al vertice del partito – uno scalpo, qualcuno l’ha definito – oppure è una mano tesa al mondo cattolico per risalire la china in cui è precipitata nel crescente dissenso che si sta diffondendo nel Pd?
In altre parole, è una possibile mossa strategica vincente da parte di una leader il cui consenso è ai minimi storici, o si tratta dell’ennesimo flop che scatenerà la vendetta del governatore della Campania e farà precipitare l’intero Pd in una lotta interna dalle conseguenze imprevedibili, ma certamente assai pesanti?
Un secondo quesito di grande interesse riguarda le affermazioni di Ciani in merito alla sua posizione politica e al suo ruolo di vicecapogruppo in Parlamento. Paolo Ciani non è iscritto e non si iscriverà al partito di Elly Schlein, che lei presiede e governa con piglio semi-dittatoriale. Resta nel suo movimento, Demos, “che – egli afferma – è un partito a tutti gli effetti, iscritto al registro dei partiti e che chiede il 2 per mille”. La domanda che nasce spontanea è come si possa essere vicecapogruppo di un partito a cui non si appartiene, perché si appartiene ad un altro partito, di cui si difende l’identità specifica anche attraverso il meccanismo del finanziamento. Possibile che nel Pd, il secondo più antico partito presente in Parlamento (dopo la Lega), tra gli ottanta deputati eletti non ci fosse nessun altro in grado di assumerne la vicepresidenza, tanto da dover ricorrere a chi afferma con orgoglio di appartenere ad un altro partito?
Il terzo quesito non è meno inquietante. Paolo Ciani afferma di avere una serie di posizioni nettamente distinte da quelle proposte dalla Schlein e sostenute dal Pd, per esempio sulla guerra. Il suo voto sull’invio di armi a sostegno dell’Ucraina è stato contrario. E ha chiarito la sua posizione dicendo: “Sì, ho votato contro. Ho molti amici fraterni in Ucraina, che sono stati sotto le bombe o che sono scappati, a cui abbiamo dato aiuto come Sant’Egidio e anche io personalmente. Però il tema è come aiutare Kiev a superare questa guerra. Non credo nella vittoria militare, cioè armare l’Ucraina perché possa vincere”.
La sua posizione, opposta a quella del Pd, è ispirata più direttamente alla posizione di Sant’Egidio. Davanti ad un possibile conflitto di coscienza ha prevalso l’appartenenza alla sua Comunità, in merito alla quale aveva affermato: “Faccio parte della Comunità di Sant’Egidio da quando ho 14 anni, non è che sono vicino, è proprio la mia vita. Da quando ho iniziato a fare politica però ho distinto gli ambiti, perché Sant’Egidio è una realtà ecclesiale, Demos una forza politica”. Attenzione: Demos, non il Pd.
Come si fa allora a rappresentare il Pd, quando si assumono posizioni che poco hanno a che vedere con la linea di partito?
Non a caso i suoi stessi colleghi di partito sono spiazzati dalla scelta della Schlein e dalle affermazioni di Ciani. “Paolo Ciani – ha twittato Pina Picierno – diventa vicecapogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea su Ucraina. Grande confusione sotto il cielo. Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza ucraina non cambia e non cambierà”.
Un quarto quesito, tutt’altro che irrilevante, riguarda poi tutte quelle posizioni che il Pd considera identitarie e che la Schlein ha posto in cima alla sua agenda politica. Il tema dei diritti individuali, in merito ai quali Ciani afferma: “Alla Gpa (utero in affitto) sono contrario; penso alle posizioni del mondo cattolico ma anche a quelle di un pezzo di mondo femminista. Ma non amo fare battaglie ideologiche, quindi sono favorevole alla registrazione dei figli di coppie Lgbt+”.
E questo apre un ulteriore fronte di potenziale dissenso sia all’interno del centrosinistra, volendo comunque pensare a Demos in questa collocazione, sia all’interno del mondo cattolico. Ciani dichiara di non amare le battaglie ideologiche, ma non è facile capire perché poi consideri ideologiche altre battaglie che hanno come valori di fondo temi altrettanto importanti come il rispetto per la vita e la difesa della famiglia, messi in discussione dall’ideologia gender, così radicata nella cultura della sinistra e così ampiamente sostenuta dalla Schlein.
È facile immaginare come anche questa decisione della Schlein sia destinata ad aumentare la confusione che regna sovrana a sinistra. Dove si preparano tempi davvero interessanti. Forse più per gli avversari che per i dem.
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