Come ogni tribuno della plebe che si rispetti, Michele Emiliano, Pd, governatore della Puglia al secondo mandato, sta avendo il suo contrappasso. Virando da campione popolare ad amico dei populisti, a breve rischia di diventare nemico del Popolo. Le prassi, le vicende ed il contesto che le inchieste di Bari fanno venire fuori non sono certo belle da vedere. Che siano anche giuridicamente rilevanti per la Procura, è addirittura un dettaglio. Perché pare, osservando la situazione, che si sia al cospetto di atteggiamenti culturalmente coerenti con la vecchia pratica del consenso “da prima repubblica” conditi da una buona dose di edonismo tipica dell’era social. E tutto questo, per dirla chiara, è lontano mille anni luce dall’idea che l’attuale dirigenza nazionale ha del Pd. Al punto da far balenare una quasi totale incompatibilità tra Emiliano e Schlein. Senonché la corrente che appoggia Elly ha tra i suoi campioni Boccia, che di Emiliano è conterraneo e che con lui ha un rapporto di grande confidenza.
Lo scenario è perciò molto chiaro. O il Pd prosegue nella strategia della rottamazione da sinistra di tutti i vecchi arnesi del Pd, o si accomoda sul consenso di Emiliano, snaturando la sua nuova essenza politica. Il punto politico è molto interessante, perché apre anche ad uno scenario di guerra interna che ad oggi tutti vedono molto più probabile rispetto a qualche mese fa. Perché più si fa reciproca la conoscenza tra i territori e la segreteria nazionale, popolata da tanti che con il vecchio Pd non avevano nulla a che vedere, più viene fuori il settarismo purista e frenetico che fa della sinistra italiana il luogo politico con più scissioni nella storia europea.
Ovvio che le imminenti elezioni europee saranno il tassello finale di questa riflessione. I voti complessivi che avrà il Pd, e gli eletti che esprimerà, saranno la vera cartina al tornasole della forza della segreteria nazionale rispetto ai potentati locali. E, a seconda del risultato, una delle parti prevarrà espellendo l’altra. Il fatto che questa crisi capiti in Puglia è del tutto inatteso. E va detto che spesso proprio dagli “amici” arrivano i colpi peggiori. Elly Schlein, dopo aver bollato Vincenzo De Luca come il vecchio da archiviare, si ritrova un suo alleato come antagonista politico, non tanto sulle parole e sulle posizioni quanto sui metodi e le dinamiche con cui costruire il consenso. E quando a contrapporsi non è il cosa fare, ma il come, le distanze rischiano di divenire inconciliabili.
Va detto che la parabola di Emiliano è in evidente caduta. Ha attraversato tutte le ere del Pd, da D’Alema in poi, e da quasi vent’anni è sulla breccia, il che ne fa un ingombrante ostacolo al rinnovamento. E lui stesso, che da buon tribuno si sente essenziale per il popolo, non ha intenzione di farsi da parte così. Perciò giocherà la sua partita stando fermo e attendendo quello che diranno le urne, e porterà consenso solo a chi lo rappresenta in senso stretto, in attesa di vedere se il Pd inciampa o cade rovinosamente alla prossima prova elettorale. Come ha fatto in altre occasioni, coglierà l’attimo e proverà a mettersi accanto di chi sente a lui più utile.
Tutto il contrario di quanto ci si aspetterebbe da un amico fedele che dovrebbe aiutarti a raggiungere i tuoi scopi facendoli suoi. Ma si sa, la politica è fatta di interessi e non di relazioni ed oggi, più che mai, nel Pd divergono in modo fortissimo la periferia ed il centro. E nulla può metterli assieme se non una guerra con un vincitore e degli esiliati.
Questo ci attende. Non tanto in là nel tempo. Perché da sempre quel che accade a Roma non viene colto in periferia e quel che accade in periferia poco interessa a Roma. Come la storia insegna, solo chi prende il potere vero, quello del consenso, darà le carte e vincerà la sfida.
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