È passato ormai un mese dalla “rivoluzione” interna di Repubblica con gli Elkann che, silurato Carlo Verdelli, hanno nominato Maurizio Molinari nuovo direttore con Massimo Giannini a La Stampa e Mattia Feltri a Huffington Post (gli altri quotidiani in area GEDI): ebbene, oggi alle ore 15 rischia di “saltare” il banco con la minaccia di dimissioni dell’interno Comitato di Redazione in seguito alla grana Fca esplosa negli scorsi giorni, ma l’impressione netta è che i problemi vengano da molto più lontano. Come riportato da Professionereporter.eu, con tanto di immagine della mail inviata dal Cdr ai giornalisti di Repubblica, sul tavolo dello sconto oggi tra il Direttore Molinari e il Comitato sul piede di guerra riguarda il comunicato dello stesso CdR col quale voleva prendere distanze dagli articoli “pro-Fiat” apparsi nei giorni passati dopo la richiesta di prestito da parte di Fca allo Stato per le industrie ancora presenti in Italia.
Dopo il prestito di Fca richiesto a Sace e Banca Intesa per 6,3 miliardi di euro sono esplose le critiche contro gli Elkann, ma su Repubblica (e anche su La Stampa) si sono levati gli scudi in difesa dell’editore: non è piaciuto al Cdr la scelta di Molinari e per questo volevano pubblicare un comunicato molto duro di presa-distanza, non permesso però dallo stesso Direttore di Repubblica. E così si arriva alla riunione infuocata di questo pomeriggio dalla quale potrebbe avvenire potenzialmente “di tutto”.
UN MESE DI CAOS IN REPUBBLICA
Il Comitato di Redazione mette sul piatto le sue dimissioni così come prevede il contratto di lavoro all’articolo 34 dopo rifiuto della direzione di pubblicare comunicato: la linea di Repubblica su Fca è molto chiara e ribadita ieri da un pezzo di Francesco Manacorda apparso ieri in edicola, dove si spiega che l’ex Fiat fa un quarto del suo fatturato in Italia e che «paga in Italia tutte le tasse sulla attività nel nostro Paese». Il sindacato interno protesta per la “difesa” a spada tratta dell’editore e chiede immediato confronto con il direttore Molinari che accetta e spiega che vorrà intervenire in video conferenza per spiegare le proprie ragioni sull’accaduto.
Ma al CdR e a molti storici giornalisti del quotidiano romano non va giù soprattutto il “cambio strategia” sull’inquadramento politico della testata. con l’addio di Carlo Verdelli si sono via via ritirati in meno di un mese da Enrico Deraglio a Pino Corrias fino all’ultimo, più rumoroso, Gad Lerner giusto ieri. «Gad Lerner ha lasciato La Repubblica? Per una questione di eleganza preferisco non parlarne», ha commentato Verdelli dopo l’addio dell’esperto giornalista. Sullo sfondo anche la nascita del nuovo quotidiano “Domani” dell’Ingegnere De Benedetti che farebbe “gola” a diversi nostalgici dell’epoca Scalfari-Mauro in seno a Repubblica: in attesa di vedere come si consumerà la battaglia col CdR, pare che che l’estrema “miccia” sia stata accesa anche dalla decisione di inserire ogni domenica il “fondo” del direttore Molinari appena sotto l’editoriale del fondatore Scalfari, autentico “intoccabile” fin dalla nascita di Repubblica.