Non più solo la Libia. Non più solo Lampedusa. Sono i due grandi temi da affrontare nell’ambito dell’emergenza migranti che questa estate, più di altre volte, coinvolge le isole degli arcipelaghi siciliani.

Alla piattaforma libica di partenza dei migranti, gestita dalle organizzazioni dei trafficanti di uomini con la complicità dei governi locali più o meno regolari, adesso si aggiungono anche gli imbarchi tunisini. Partono anche da quelle coste le spedizioni di migranti destinate ad approdare sulle coste siciliane. E così, dopo un paio di giorni di stop, dovuto al mare grosso nel canale di Sicilia, sono ripresi gli sbarchi a Lampedusa: sette barchini con complessivi 282 migranti sono arrivati sull’isola.



Non solo. Adesso ad essere presa d’assalto è anche l’isola di Pantelleria, seconda piattaforma di “terraferma” (si fa per dire: è pur sempre un’isola di piccole dimensioni) dove gli sbarchi fin ad oggi non sono stati numericamente importanti.

Ora invece qualcosa è cambiato. Sono ancora un centinaio i migranti fermi a Pantelleria. Sono sbarcati nel fine settimana scorso, una quindicina sono in quarantena perché risultati positivi al Covid-19. Sono ospitati presso l’ex caserma dell’esercito “V. Barone” di Contrada Arenella in condizioni di grande precarietà perché la struttura è fatiscente e teoricamente potrebbe ospitare soltanto 25 persone.



Così scatta l’allarme. “L’Isola di Pantelleria non può essere abbandonata a se stessa davanti ad un’emergenza sanitaria che, in questi ultimi giorni, sta vedendo aumentare i casi di contagio da coronavirus. In particolare occorre tutelare il diritto alla salute anche per quei migranti che ogni giorno a bordo di barchini e gommoni arrivano nell’Isola. Il centro di accoglienza e la caserma dove vengono ospitati sono in overbooking e la sola misura del tampone effettuato all’atto dell’identificazione non è sufficiente ad impedire il contagio” dice Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana.



Nei giorni scorsi l’Ars ha approvato un’importante legge sull’inclusione delle persone fragili e soprattutto degli stranieri che giungono e rimangono in Sicilia. Le nuove norme tutelano la persona umana, alla quale riconoscono diritti, da quello alla salute a quello alla residenza.

“Occorre – aggiunge – che il governo nazionale adotti atti straordinari con il supporto della protezione civile per garantire adeguate navi quarantena al largo di Pantelleria e sostenere con risorse nazionali una campagna mirata per sostenere l’incoming turistico”.

Sì, perché il grande timore è proprio questo. Mentre nelle isole delle vacanze, che fino a qualche giorno fa erano Covid free, irrompe il contagio (Stromboli ha messo in quarantena un gruppo di turisti e Salina si batte contro le notizie che parlano di un inesistente focolaio Covid-19) nelle altre perle del Mediterraneo si temono i migranti più per l’immagine che ne deriva che per reali problemi. A Lampedusa il contatto fra turisti e  migranti praticamente non esiste, ma le notizie che rimbalzano creano tensione e disdette.

Resta il fatto che il centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola scoppia un giorno sì e l’altro pure e non si fa in tempo ad alleggerirlo che arrivano nuovi sbarchi. E adesso si teme anche per Pantelleria, che non è attrezzata per una simile pressione. Se Lampedusa va in difficoltà nell’ordine di alcune migliaia, Pantelleria va in difficoltà già per qualche centinaio di arrivi. Ma nessuno sembra essersene accorto.

E intanto arrivano anche i numeri dei naufragi fantasma. Le vittime stimate sono già quasi mille, poco meno. Lo scorso anno a fine luglio superavano appena le 500. Anche se una sola vittima è già inaccettabile, viaggiare verso il raddoppio dei morti rende tutto questo ancora più drammatico.

Manlio Viola è direttore di BlogSicilia.it

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