Dopo aver dichiarato che “avrebbe incontrato solo Trump”, Erdogan si è “abbassato” a un meeting con il vicepresidente Usa Mike Pence, in visita ad Ankara. Intanto, scaricati dagli americani, i curdi hanno dovuto allearsi con Assad, le cui truppe entrano a Kobane, roccaforte storica della resistenza curda contro l’Isis. “Le truppe di Assad hanno oltrepassato l’Eufrate, prima del ritiro Usa non avrebbero mai osato tanto” ci ha detto Marco Bertolini, generale ed ex capo di stato maggiore del Comando Isaf in Afghanistan, che Il Sussidiario ha contattato per fare chiarezza sul risiko siriano. Ora vedremo cosa accadrà: “I curdi hanno già dimostrato buone capacità di resistenza, ma siamo solo all’inizio”. E l’aiuto di Assad, vitale per i curdi, avrà dei costi aggiuntivi. Il leader siriano infatti mira a riprendere integralmente il controllo del suo territorio, e l’aiuto offerto ai curdi non sarà certo disinteressato.



Partiamo dall’incontro tra il vicepresidente Usa Mike Pence ed Erdogan. Che significato ha?

Il 13 novembre è in programma un incontro tra Trump e Erdogan. Questa visita di Pence anticipa i temi che i due leader affronteranno faccia e faccia. In ogni caso, Trump deve far fronte a un’accelerazione dello scenario bellico a cui non era preparato. Pence consiglierà al proprio alleato Nato di ridurre la pressione militare che sta esercitando nel nord della Siria, e Erdogan potrebbe accogliere questa richiesta.



Che tipo di forza hanno dislocato i turchi in Siria?

I turchi stanno impiegando solo forze di terra, perché l’areonautica ha avuto divieto di volo da americani e russi. Credo che questi guadagni territoriali in Siria siano stati concordati precedentemente con gli Usa, ma Erdogan non nasconde di avere disegni più ambiziosi. E la Turchia è una nazione ricca, potente e spregiudicata.

Ormai i turchi sono entrati in Siria. Se le forze di Assad aiutassero le truppe curde, i turchi aprirebbero il fuoco anche contro di loro?

Se si saldano le forze di Assad con quelle curde (i soli curdi hanno 140mila combattenti, tra l’altro ben armati dagli americani), per i turchi non sarà facile, si troverebbero davanti a una resistenza davvero dura. Però, mentre i curdi per la Turchia sono il nemico numero uno, considerati alla stregua dei terroristi, bisogna vedere se i turchi vorranno avere lo stesso atteggiamento contro un esercito “legittimo”, che risponde al titolare dello Stato in cui si trovano.



Gli americani stanno davvero abbandonando l’area?

Hanno lasciato delle basi: Manbij, ex base americana ora occupata dai russi; poi se ne sono andati da Tabka, e gli effetti si vedono. Prima di questa parziale ritirata non avremmo mai visto forze di Assad o russe ad est dell’Eufrate, e i turchi non avrebbero mai oltrepassato il confine siriano. Ma non hanno abbandonato del tutto l’area. Non si può ritirare un contingente del genere in così poco tempo, nemmeno evacuando le sole truppe, cosa che vorrebbe dire lasciare armamenti preziosi ai curdi, o a chi li trovasse. Un piccolo dislocamento di marines è addirittura rimasto sulla collina intorno a Kobane, a scopo di deterrenza verso l’invasione turca. Sono stati colpiti da artiglieria turca, per fortuna senza conseguenze.

Putin ha parlato della possibilità di una “forza d’interposizione” russa, per far cessare i conflitti tra turchi e curdo-siriani: è una prospettiva credibile?

Non è un’ipotesi impossibile: i russi fanno già operazioni di questo tipo a Cipro, tra greci e turchi, ma è presto per parlarne. Mosca starà con Assad, come ha sempre fatto, e di certo Putin non cambierà idea ora che le cose vanno così bene per lui: è rientrato senza colpo ferire in una zona che prima, quando c’erano gli americani, era di esclusiva competenza curda. I curdi sono stati usati dagli americani contro l’Isis per battere sul tempo Assad, infatti sono entrati prima di lui nei territori dell’Isis, e gli hanno sottratti. Adesso Assad sfiora l’idea di riprendersi tutta la Siria.

Ma i curdi non rischiano di veder svanire le loro prospettive di costituire uno Stato in Siria, aprendo il loro spazio ad Erdogan?

L’esercito di Assad ha già pagato un prezzo di sangue importante: credo che i curdi troveranno un accordo con lui che garantisca loro un discreto livello di autonomia nel nordest della Siria.

Quando si fermerà Erdogan? Di certo la Turchia non vorrà confrontarsi con le truppe russe.

Erdogan non ha grossi timori reverenziali, ha già abbattuto un caccia russo nel 2015. Ma da allora i rapporti con Mosca sono migliorati, sembra anche che a salvarlo dal colpo di Stato fallito nel 2016 siano state delle informazioni russe. Con la presenza russa tra stretto del Bosforo e Siria, Erdogan dovrà imparare a convivere.

L’Italia, insieme ad altri Stati europei, ha affermato di voler andare avanti sullo stop alla vendita di armi alla Turchia.

Quella delle armi è una minaccia ridicola. La Turchia è un grande paese, dal punto di vista militare è strutturato, anche se dopo il colpo di Stato fallito i militari sono stati ridimensionati. Non è per nulla ridicola, invece, la minaccia di Erdogan di scaricarci addosso i profughi, anche se questi per raggiungere l’Europa dovrebbero prima attraversare tutta la Turchia. E non credo che Erdogan voglia alzare così tanto il livello dello scontro con l’Europa, che è un alleato importante nella Nato.

L’invasione della Siria da parte di Erdogan è stata condannata mediaticamente in tutto l’Occidente.

Schierandosi in modo appiattito contro la Turchia e a favore dei curdi l’Occidente non si rende conto, o forse finge di non rendersi conto, di schierarsi a favore della Siria di Assad, fino a oggi indicato come un “assassino del suo popolo”. Comunque, avere contro l’opinione pubblica, per uno stato Nato come la Turchia, è uno svantaggio.

Trump ha detto oggi: “I curdi hanno combattuto con noi, ma non sono angeli. Ci hanno chiesto di combattere con loro contro l’Iraq, uno Stato dove abbiamo speso 5.500 miliardi di dollari. Gli abbiamo detto di no”. Alla fine i curdi non combattono in modo disinteressato, stanno cercando di farsi un loro Stato approfittando della destabilizzazione della regione.

Senza ombra di dubbio. Tra l’altro in Iraq al momento è già presente una repubblica del Kurdistan, che è di fatto autonoma. Visto la debolezza dell’Iraq, uno Stato ormai destrutturato, i curdi in questa zona hanno una reale autonomia: hanno le loro istituzioni, le bandiere curde, e l’esercito porta uniformi curde. Questo è già un pericoloso precedente per chi non vuole assolutamente che si formi uno Stato curdo, quindi in primis i turchi. I curdi piacciono in Occidente perché di loro si può dire quello che non si può dire dei palestinesi, anche se sono due situazioni analoghe. Questo perché non si oppongono a Israele, che gode della protezione occidentale, ma a Stati che si possono criticare senza conseguenze: Turchia, Iraq, Iran e Siria.

Ma da dove proviene tutta questa empatia degli Occidentali verso i curdi?

In parte è una motivazione giusta, sono un popolo senza Stato per evidenti colpe dell’Occidente, mi riferisco agli errori di Francia e Gran Bretagna nel processo di decolonizzazione del Medio Oriente. In parte hanno fatto un uso sapiente della propaganda: ad esempio la storia delle donne nell’esercito fa presa sulla sensibilità attuale verso le donne in Occidente. Si è dipinto l’esercito curdo come un esercito di donne: è vero che ci sono delle unità femminili, ma il grosso dei combattimenti sono stati effettuati da unità composte da soldati maschi. D’altronde le donne, in una guerra così aggressiva e fisica, hanno minori risorse.

(Lucio Valentini)