“Quella dei trasporti è una situazione sicuramente critica perché al di là degli sforzi del contingentamento è chiaro che ci sono dei momenti di affollamento. Dobbiamo evitarli”. Alle parole, preoccupate, del premier Giuseppe Conte si è aggiunto, il giorno dopo il varo dell’ultimo Dpcm, il pressing delle Regioni, in prima fila per chiedere più soldi, più mezzi e orari scaglionati per le scuole. Così, in questa fase di ripresa dei contagi, uno dei nervi scoperti è considerato proprio quello dei trasporti pubblici, a tal punto che ieri il ministro De Micheli ha promosso un incontro in videoconferenza a cui hanno partecipato le associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto pubblico locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e dell’Upi. Sono stati raggiunti risultati positivi? I mezzi pubblici sono davvero luoghi di eccessivo affollamento e di possibili contagi? A un mese dal crash test rappresentato dalla riapertura delle scuole qual è il bilancio? Che cosa si può fare per rendere più sicuro il settore del Tpl? Lo abbiamo chiesto a Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord e direttore generale di Fnm.
La capienza all’80% non ha funzionato? Ci sono pendolari che si lamentano che i posti a sedere sono tutti occupati…
I posti seduti occupati rispettano perfettamente la compliance con le disposizioni previste dal governo.
Perché?
L’80% di cui parlano i provvedimenti non coincide con l’80% dei posti a sedere, ma dei passeggeri per i quali il veicolo, in questo caso il treno, è omologato. Il calcolo va fatto tenendo conto dei posti a sedere e dei posti in piedi, perché le vetture sono omologate per poter trasportare passeggeri in piedi, e quindi questo 80% è sempre superiore alla disponibilità dei posti a sedere.
Quindi hanno ragione coloro che dicono che c’è un problema affollamento sui mezzi del trasporto pubblico locale?
Penso che sia soprattutto un problema di percezione e di comunicazione. I dati dei passeggeri a livello nazionale non indicano grossi problemi: mediamente il settore è al 50% della capacità. Anche come Trenord non abbiamo problemi di sovraffollamento, pur avendo introdotto misure più restrittive: abbiamo infatti tarato la nostra capienza al 65%, cioè tutti i posti a sedere e al massimo 10 persone in piedi per carrozza.
Tradotto in numeri?
Trenord oggi offre meno corse, ma più posti, mettendo sui binari convogli più capienti, con più carrozze, proprio per garantire le condizioni di sicurezza ed evitare gli assembramenti. Stiamo trasportando mediamente 480mila passeggeri al giorno rispetto agli abituali 840mila, il 60%. La nostra offerta, con la regola dell’80%, ha una capienza potenziale di 650mila posti, quindi abbiamo ancora la possibilità di utilizzare più di 150mila posti.
Il professor Crisanti propone di stabilire l’obbligo per i passeggeri di indossare la mascherina chirurgica prima di salire sui mezzi pubblici. Che ne pensa?
La gran parte dei passeggeri sale sugli autobus molto compostamente, spesso in silenzio, immersa nell’utilizzo dei propri smartphone, e già questo aiuta a ridurre i rischi di contagio, che sarebbero sicuramente più elevati se non si indossasse la mascherina e si tenesse un comportamento più loquace. Inoltre è giusto ricordare che sui nostri treni, sugli autobus e sulle metropolitane i passeggeri in media stanno al massimo una ventina di minuti, che le fermate sono frequenti e altrettanto frequenti le aperture delle porte, garantendo quindi un’adeguata aerazione. Tutto questo dovrebbe dimostrare che i mezzi pubblici non sono pericolosi focolai di infezione.
Molti temono il contrario…
Ma è un timore infondato, non esiste alcuna evidenza scientifica di questo. C’è uno studio internazionale, condotto in molti paesi, che mette in evidenza quanto sia sicuro il settore del trasporto pubblico. Anzi, la ministra ha aperto il vertice di ieri con le Regioni dicendo che anche il Cts ritiene il Tpl sicuro e con bassissimo impatto sui contagi.
Eppure da alcune Regioni e dallo stesso Cts era stata ventilata l’ipotesi di ridurre la capienza dei mezzi al 50%…
Noi non ci siamo inventati delle regole particolari, stiamo applicando quello che ha stabilito il governo. E ieri, lo ha confermato la stessa ministra, nessuno ha chiesto la riduzione dell’80%. Se poi si deciderà di passare al 60% o al 50%, bisogna essere coscienti che si aprono alcune questioni di non rapida e facile soluzione.
Quali?
Il trasporto pubblico fa i conti con i mezzi e il personale di cui dispone e deve rispettare alcuni vincoli di capacità della struttura e dei binari. Continuare a invocare che bisogna ridurre la presenza sui mezzi vuol dire che una serie di persone non potranno utilizzare il servizio pubblico, perché – solo per citare un esempio concreto – acquistare un nuovo treno non è un’operazione così veloce e automatica, servono mediamente da tre a cinque anni. L’unica risposta possibile oggi è rivedere gli orari della vita pubblica, ma finora le scuole lo hanno fatto a macchia di leopardo.
Il Cts ha proposto che vengano effettuati controlli sui mezzi pubblici e la ministra De Micheli ha convenuto che questo è un tema da valutare. Avremo le forze dell’ordine su treni, bus e metropolitane?
Innanzitutto, il nostro personale non può sostituirsi alle forze dell’ordine, assolvendo un compito che attiene a pubblici ufficiali. In secondo luogo: se andiamo in un negozio dove vige l’obbligo di entrare due alla volta, se vediamo che all’interno ci sono già due clienti, aspettiamo tranquillamente all’esterno il nostro turno. Non c’è bisogno della presenza delle forze dell’ordine. Perché non può funzionare così anche sui mezzi pubblici? Tenga conto che l’app predisposta da Trenord avvisa i passeggeri se il treno è troppo pieno oppure no…
Avete richieste particolari da avanzare per aiutare a risolvere i problemi legati al trasporto pubblico in questa fase di emergenza Covid?
La prima urgenza è che il governo metta a disposizione i soldi che ci spettano e che ancora non sono arrivati: i 600 milioni finora stanziati all’intero settore del Tpl per coprire le perdite e i mancati ricavi non bastano. Intanto registro con favore che ieri la ministra ha assicurato che il governo sta pensando alle risorse anche per il 2021. In secondo luogo, e su questo punto sono tutti d’accordo, dalle aziende a Comuni e Regioni, la vera risposta seria può venire solo dallo scaglionamento degli orari, soprattutto delle scuole. Terzo: è necessario rendere più flessibili i contratti di servizio, oggi troppo rigidi rispetto all’emergere delle varie esigenze: l’impianto regolatorio è da mondo normale burocratico, invece le aziende dei trasporti devono avere la possibilità di prendere decisioni in tempi rapidi.
(Marco Biscella)