Nei pressi di Firenze, a Rovezzano, è stata incendiata ieri mattina alle cinque una cabina elettrica strategica per la circolazione dei treni tra Nord e Sud. Incredibile che esista un punto così sensibile e così vulnerabile. C’è esercito dappertutto, i siti sensibili sono sottoposti (per fortuna) a controlli meticolosi. E una cabina preziosa quasi come un Sacro Graal è in balia di una banda di sciamannati? Questo pone parecchi interrogativi sull’efficacia di una rete che lascia scoperti gangli vitali del sistema dei trasporti.
La piccola devastazione è stata chirurgica. Ha spezzato in due l’Italia. Di certo è stato un attentato. Persino intelligente. Si individua la giuntura che l’armatura della sicurezza lascia scoperta. Non importa che a essere danneggiati siano milioni di persone, sottoposte a disagi, fatica, con danni economici e di salute. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo per attentato alla sicurezza dei trasporti, al momento contro ignoti. Una delle piste seguita dalla polizia, che lascia aperte anche altre ipotesi, è che l’attentato abbia qualche collegamento con il processo che si è concluso eri a Firenze contro 28 giovani anarchici rinviati a giudizio per vari episodi. Il più grave è lo scoppio di un ordigno artigianale messo la notte di Capodanno 2017 ad una libreria considerata vicina a CasaPound nel quale rimase ferito un artificiere della polizia.
Tutto questo è tipico degli anarchici insurrezionalisti: essi non pretendono di essere simpatici, vogliono punire la folla indistinta, insensibile alla loro voglia d’amore. Colpiscono indifferentemente i potenti e il popolo indifferente, e perciò anch’esso colpevole. Oppure, si impossessano dell’azione di altri, e la colorano delle loro idee.
Ieri pomeriggio, sul sito di area anarchica Finimondo.org, è comparso uno scritto ironico, ambiguo, caleidoscopico dal titolo: “La strategia della lumaca” . Parla di Rivazzano: “Cosa è successo? All’alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell’Alta Velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una ‘vile provocazione’? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d’amore e di rabbia?”. E si trasforma l’incendio in un fuoco votivo, celebrazione sinistra di due fatti tragici. Accade “dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani, e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici”.
Attenzione. Non confondiamo queste parole in confessione. Trasformare un crimine in un’occasione di elegia è orribile, ma non per forza significa colpevolezza o complicità.
Che gente così poco strutturata, come sono per loro natura gli anarchici, riesca a individuare e colpire a man salva, come dicevamo spaventa. Ma in fondo, se fossero loro, sarebbe consolante: non hanno struttura militare, sono conosciuti e schedati, in fondo controllabili. Magari vogliono intestarsi le lotte contro la Tav, si qualificano come guide rivoluzionarie, ma è qualcosa di velleitario.
Se non fossero loro, sarebbe più preoccupante. Potrebbe essere allora un avvertimento ad opera di altre forze oscure. Un avvertimento con lo zampino di servizi stranieri. Un modo per far sapere: abbiamo colpito con dolcezza stavolta, ma conosciamo ad uno ad uno le vostre debolezze, Achille aveva un tallone, lo Stato ne ha tanti.
Aspettiamo riflessioni sui due punti da parte del governo. 1) Come mai una banale cabina elettrica, così decisiva, non era protetta, sorvegliata, custodita? È un caso, o c’è una sottovalutazione sistemica di siti di questo genere? 2) Le minacce allo Stato oggi, al di là dell’ipotesi assai verosimile degli anarco-insurrezionalisti, da dove vengono? Solo dal terrorismo a matrice islamica? L’Italia è luogo privilegiato della destabilizzazione in Europa ad opera di potenze estranee?