Respingono i subsahariani che vogliono partire da Sfax per raggiungere l’Italia. Migranti che preferiscono partire dalla Tunisia perché lì i viaggi sui barchini costano molto meno che in Libia, ma affollano una città che, come tutto il Paese guidato dal presidente Saied, è in una situazione di grande difficoltà economica con una percentuale di disoccupazione molto alta. Per questo i tunisini cacciano coloro che provengono dall’Africa subsahariana, respingendoli anche nel deserto. Una guerra tra poveri che conferma la crisi del Paese nordafricano, ancora in attesa di firmare un memorandum con l’Unione Europea da 900 milioni di euro. Un documento che, commenta Fausto Biloslavo, corrispondente di guerra de Il Giornale, deve essere siglato al più presto per ridare fiato alla Tunisia.
Da cosa nasce la situazione drammatica al porto di Sfax?
Sfax è il principale porto di partenza, soprattutto dei subsahariani, per i viaggi verso l’Italia su queste bare galleggianti che sono i barchini. Sono viaggi low cost. Ed è per questo che tanta gente, molta proveniente dall’Algeria, viene attratta da questo porto della Tunisia: sono viaggi che costano fra i 400 e i 600 euro, però sono anche molto pericolosi. Il tragitto per andare in Europa dalla Libia costa di più e lì ci sono più pericoli per i migranti: possono finire nei centri di detenzione e venire trattati come schiavi dai trafficanti, che, anzi, spesso li torturano per avere i soldi. Per questo invece di partire dalla Libia vanno in Tunisia. Da lì, tra l’altro, il tragitto per arrivare in Italia è anche più breve: in un giorno o anche meno si è a Lampedusa.
Quindi le partenze ora avvengono soprattutto in Tunisia?
Il risultato è che la Tunisia si è riempita di migranti e, infatti, è il primo Paese di partenza verso l’Italia con oltre 34mila partenze su 66mila, che significa 445% in più rispetto all’anno scorso. Tra l’altro 31mila sono stati intercettati. Dalla Libia ne sono partiti 27mila con un aumento del 76%: partono di più dalla Cirenaica che dalla Tripolitania, perché chi è nella zona di Tripoli preferisce la Tunisia.
Ora la loro presenza in grande numero a Sfax è diventata un problema di ordine pubblico: per quale motivo?
Ci sono immagini di giovani tunisini di Sfax che danno la caccia ai migranti, insieme anche alla stessa polizia, perché quella, come tutta la Tunisia, ma in particolare lì, è un’area disagiata e piena di disoccupati. Le persone del luogo si chiedono perché devono accollarsi tutti questi migranti che partono sì per l’Italia, ma nell’attesa stanno in città, devono essere accolti, in una situazione in cui non c’è neanche turismo. Danno la colpa ai migranti di tutti i loro mali. Per questo sta scoppiando il bubbone.
Una guerra fra poveri?
Sì, con la Guardia nazionale e la polizia che cerca di ricacciare indietro i migranti. Li rimandano in Libia, perché sanno che loro arrivano da quel Paese, ma dipende dove li intercettano. L’ingresso, infatti, è soprattutto dall’Algeria e anche lì hanno cominciato a rimandarli indietro. Ma è difficile riuscirci perché gli algerini non li vogliono.
Ci sono stati contatti tra tunisini e libici perché questi ultimi si riprendano i migranti?
Il primo porto grosso, il primo hub delle partenze in Libia dopo il confine tunisino è Zuara, controllata da trafficanti e milizie che si oppongono al governo di Tripoli. Insomma il primo punto oltre confine non è in mano alle autorità che godono del riconoscimento internazionale. Gli stessi trafficanti libici non saranno contenti di perdere mercato, anche se i loro numeri sono comunque in aumento rispetto all’anno scorso.
Le autorità tunisine cosa stanno facendo per controllare i flussi?
C’è sicuramente un interesse di Saied, che ha un buon rapporto con l’Italia e che attende di firmare questo memorandum con l’Europa, a liberarsi di questi migranti, sia a livello interno sia a livello internazionale. Il presidente ha parlato molto chiaro, anche esagerando, contro i migranti subsahariani.
Ma il famoso memorandum tra l’Unione Europea e la Tunisia, la cui firma è stata data per imminente ma non si vede ancora, quando diventerà realtà?
La Meloni ha detto che ha portato l’Europa sulla dimensione esterna, a curare quindi i rapporti con i Paesi di provenienza dei migranti, adesso però il problema va affrontato, va aggredito: la prima cosa da fare è proprio il memorandum con la Tunisia. Non lo hanno ancora firmato perché si parla di parecchi soldi europei, 900 milioni di euro. All’inizio aspettavano ancora il Fondo monetario internazionale, che però il presidente tunisino vede come il fumo negli occhi perché impone misure capestro. Ora questo aspetto sembra sia stato superato. C’è, tuttavia, una questione di fondo: questi accordi devono passare per il Parlamento europeo dove molti vedono il presidente tunisino come una specie di dittatore, pensando che l’Europa non possa dargli i soldi. La Commissione europea, in realtà, non è di questa opinione, ma c’è anche questo aspetto anche politico.
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