Il quadro si complica, anzi lo scacchiere ucraino, come lo definisce Giuseppe Morabitomembro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, da noi intervistato: “Siamo davanti a una partita a scacchi dove si punta sul logoramento dell’avversario”. Escludendo qualunque tipo di intervento militare, Morabito si dice convinto che si tratti tutto di mosse propagandistiche da una parte e dall’altra, al punto che “agli americani conviene ci siano oltre centomila soldati russi dislocati al confine con l’Ucraina: significa per Mosca una spesa enorme a livello economico e un notevole logoramento fisico di uomini lasciati al freddo per mesi”.



Allo stesso tempo, però, nelle ultime ore il governo americano ha invitato i familiari del personale diplomatico a Kiev e gli incaricati non indispensabili a lasciare l’Ucraina; stessa decisione ha assunto il Regno Unito. Sono mosse che si compiono quando si teme una guerra imminente. L’Unione europea, e lo stesso governo di Kiev, hanno dichiarato che si tratta di una mossa prematura: “Con tutto il rispetto per il diritto degli Stati stranieri di garantire la sicurezza delle loro missioni diplomatiche, noi consideriamo questa misura come prematura ed eccessiva”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko. “Quello che in realtà rappresentano le truppe russe al confine” ci ha detto ancora Morabito “è un tentativo di esercitare pressioni interne all’Ucraina perché venga rovesciato il governo attualmente in carica e si proceda con l’insediamento di un governo filo-russo, come era già in passato”.



Lei ha escluso la possibilità di un intervento militare russo in Ucraina, ma ritiene che potrebbe esserci un tentativo di rovesciare il governo in carica, sostituendolo con un esecutivo filo-russo. In che modo questo potrebbe avvenire?

Ritengo che la pressione militare russa ai confini dell’Ucraina abbia esattamente questo scopo: far sì che l’attuale presidente Zelensky venga sostituito con un presidente favorevole a Mosca. Si parla di personaggi come l’ex primo ministro Mykola Azarov, gli ex vicepremier Serhiy Arbuzov e Andriy Kluyev, nonché l’ex vicecapo del Consiglio di sicurezza nazionale Vladimir Sivkovich, tutti in sella sotto la presidenza considerata filo-russa di Viktor Yanukovich, deposto nel 2014.



Lo sostiene anche l’intelligence inglese: in un comunicato ha indicato “l’ex deputato ucraino Yevhen Murayev” come futuro “potenziale candidato” premier della repubblica ex sovietica gradito a Mosca.

Infatti. Questo movimento di truppe russe non è fine a se stesso, ha uno scopo, che non è però quello di scatenare una guerra. Una guerra locale, nel Donbass, è già in corso. Non indossano l’uniforme russa, ma quella zona dell’Ucraina è di etnia russa e si combatte ormai da anni.

Un’altra guerra già in atto è quella informatica: agenti della Cia sarebbero presenti a Kiev proprio per aiutare l’Ucraina in questa battaglia. È così?

Sì, si sta già combattendo anche la guerra informatica. Tutto quello di cui stiamo parlando da tempo già esiste, l’Ucraina è occupata nelle sue parti dove l’etnia è di maggioranza russa, l’esercito russo serve a fare pressione perché l’Ucraina non entri nella Nato. Mosca può anche chiudere il gas, mettendo Kiev in ginocchio.

Intanto gli Stati Uniti consigliano alle famiglie del personale diplomatico di abbandonare l’Ucraina, e così anche il Regno Unito. Un chiaro segnale che si teme la guerra? E tutto questo mentre a Ginevra procedono i colloqui russo-americani. Che cosa sta succedendo?

Sono mosse propagandistiche, è successo lo stesso in Afghanistan, in Etiopia e in Sudan, sono mosse preventive per dare un segnale all’opinione pubblica che ci si sta preparando al peggio. Se tutte le ambasciate presenti a Kiev ritirassero il personale, allora sarebbe davvero un brutto segnale. Ma se lo fanno solo americani e inglesi, è solo Biden che fa il muso duro, cercando di alzare la tensione. Dagli Stati Uniti sono anche arrivate, proprio in queste ore, 90 tonnellate di armi, ma dal punto di vista militare una cifra del genere non significa niente. È un altro test propagandistico. Teniamo poi conto che l’Ucraina non è la Georgia: in caso di invasione militare non si arriva a Kiev in dieci ore.

Gli Usa però devono rispondere in queste ore alle proposte presentate da Mosca agli incontri di Ginevra. Che piega prenderanno le cose?

Gli americani non cederanno alle richieste russe, prenderanno tempo. Il che vuol dire lasciare centomila soldati russi, che costano soldi, al freddo. È una partita a scacchi e storicamente i russi sono i migliori a giocare a scacchi. Lo scacco matto però non arriva. Assistiamo a una serie di mosse tattiche in questa grande partita a scacchi che è l’Ucraina, e una di queste è la richiesta, assurda, di togliere dai paesi dell’ex blocco sovietico le forze Nato. È qualcosa che non si potrà mai fare, è una richiesta ulteriore che rimarrà nel campo dell’impossibilità. Si va avanti per logoramento. Putin sa che Biden deve fare i conti con diversi problemi interni, a partire dalle elezioni di mid-term, ma non solo, e lo sta incalzando.

(Paolo Vites)

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