Nell’aprile del 2019, Volodymyr Zelensky veniva eletto Presidente dell’Ucraina con il 73% dei voti nel ballottaggio contro l’uscente Petro Poroshenko. Qualche mese dopo, le elezioni legislative attribuivano la maggioranza assoluta nella Rada, il Parlamento ucraino, al suo partito Servitore del Popolo. Il nome del suo nuovo partito deriva dal titolo della serie televisiva nella quale Zelensky recitava nel ruolo di Presidente ucraino. La sua elezione ha indicato il desiderio degli elettori di uscire dalla situazione precedente, dominata dalla corruzione e dal potere degli oligarchi, e la lotta contro questi due malanni della società ucraina, insieme alla soluzione della guerra nel Donbass, rappresentavano la dura sfida di fronte al nuovo Presidente.
A giudicare dal forte calo della sua popolarità e dall’insuccesso del suo partito nelle elezioni locali dello scorso ottobre, non sembra che Zelensky sia riuscito nel difficile compito, almeno non quanto avrebbero voluto i suoi elettori. Dopo alcuni successi iniziali, come lo scambio di prigionieri, gli scontri con i separatisti filorussi del Donbass sono continuati, anzi, di recente sono aumentati. Né sono migliorati i giudizi del Fondo Monetario Internazionale, essenziali per ottenere gli indispensabili finanziamenti, e dell’Unione Europea: anche qui, malgrado qualche intervento positivo, il processo delle riforme richieste pare segnare il passo.
Come già accennato, la diffusa corruzione è uno dei principali problemi del Paese e proprio su questo fronte è avvenuto un clamoroso scontro tra Zelensky e la Corte Costituzionale. La Corte sembra remare contro le riforme e viene accusata di essere supina agli interessi degli oligarchi, ma la proposta di legge di Zelensky, diretta a sciogliere la Corte, è stata giudicata incostituzionale anche nel suo partito. La proposta non è stata bene accolta neppure a livello internazionale ed è stata infine ritirata.
Risonanza internazionale ha anche avuto la decisione di Zelenski di chiudere tre canali televisivi, accusati di diffondere false notizie per conto della Russia, e le sanzioni comminate a Viktor Medvedchuk, ritenuto il vero proprietario delle televisioni. Medvedchuk è il leader del partito filorusso Piattaforma di opposizione – Per la vita, il secondo partito nelle elezioni del 2019 con il 13% dei voti contro il 43% del partito di Zelensky. Medvedchuk è intimo amico di Vladimir Putin e finora aveva svolto un ruolo di tramite tra governo ucraino e russo, per esempio nello scambio di prigionieri. Inoltre, ha stretti rapporti di affari con Ihor Kolomoisky, un potente oligarca ucraino cui fa capo anche la televisione che ospitava la serie con protagonista Zelensky.
In effetti, ultimamente il Presidente ucraino ha abbandonato la strategia conciliante dei primi tempi e assunto un atteggiamento decisamente più interventista non solo nei confronti della Russia, ma anche dell’opposizione interna e degli oligarchi, incluso Kolomoisky. Diversi commentatori attribuiscono questo cambiamento ai già citati cattivi risultati nelle elezioni locali e al calo del consenso nei suoi confronti, anche se rimane il più gradito tra i politici ucraini.
Non sono da tralasciare, comunque, le conseguenze dell’avvento alla Casa Bianca di Joe Biden, dato che Zelensky era rimasto sgradevolmente coinvolto nella dura campagna presidenziale statunitense. A quanto pare, Donald Trump gli aveva chiesto, minacciando il taglio dei finanziamenti, di indagare sulle presunte pressioni di Joe Biden, allora Vicepresidente di Obama, perché il figlio Hunter fosse assunto ad alto livello in una società petrolifera ucraina. Zelensky non aveva dato corso alla richiesta e ora è Trump a essere sotto inchiesta per queste pressioni. Si potrebbe quindi pensare che il nuovo atteggiamento derivi anche dalla necessità di un riavvicinamento con il nuovo Presidente americano. Non a caso la presa di distanza da Kolomoisky coincide con sanzioni di Washington nei suoi confronti.
Gli scontri sono però presenti anche all’interno del partito di Zelensky, come dimostra l’espulsione, da lui voluta, di Oleksandr Dubinsky, alto esponente del suo partito. A gennaio, Dubinsky era stato inserito da Washington in una lista di persone accusate di aver interferito, per conto di Mosca, nelle presidenziali statunitensi e Zelensky aveva chiesto le sue dimissioni. Dubinsky aveva rifiutato, convinto evidentemente di aver il supporto del partito, e si è così arrivati alla non facile decisione della sua espulsione.
Ucraina significa “terra di frontiera”, ma le frontiere che la attraversano stanno diventando decisamente troppe.