Un milione e mezzo di dosi già consegnate e poco più di un milione di vaccinati, pari all’1,78% del totale: l’Italia è al primo posto tra i paesi europei come numero di dosi somministrate in questa prima metà del mese di gennaio, grazie – finora – ai vaccini di Pfizer/BioNTech e di Moderna, visto che AstraZeneca è ancora in attesa di approvazione dell’Ema (via libera che non arriverà prima del 29 gennaio). Ma all’orizzonte si profilano i primi problemi: Pfizer e BioNTech, infatti, hanno comunicato che per problemi di produzione nello stabilimento di Puurs, in Belgio, le forniture destinate ai paesi europei subiranno dei tagli, che per l’Italia il commissario Arcuri ha quantificato in un 29% in meno di dosi. Le stesse aziende hanno poi annunciato un piano che dovrebbe ridurre a una settimana i ritardi nelle consegne del vaccino anti-Covid, che l’Europa temeva si prolungassero per 3-4 settimane. Per fare il punto su situazione ed evoluzione del piano vaccini abbiamo parlato con Luca Lanini, professore di Logistica all’Università Cattolica di Piacenza e membro del comitato scientifico del Freight Leaders Council.
Il governo è soddisfatto perché l’Italia è il paese in cui sono state somministrate più vaccinazioni in Europa. Come è partita la campagna vaccinale? Riusciremo a raggiungere l’immunità di gregge?
La campagna vaccinale è partita bene, ma il focus va posto sull’avvio della vaccinazione di massa. Al momento siamo in ritardo e l’immunità di gregge è troppo lontana. Confermo le mie stime, che ripeto da novembre: servono da 250 a 300mila vaccinazioni al giorno. E se l’obiettivo fissato e dichiarato dal ministero è di 65mila a regime – e, tra l’altro, non sappiamo quando sarà questo regime -, allora dico che siamo molto lontani.
Perché?
I conti sono presto fatti: vaccinare i due terzi degli italiani, circa 40 milioni, vuol dire prevedere il doppio delle dosi, che suddivise per i giorni dell’anno fa 220mila al giorno. Se però si vuole vaccinarli entro ottobre, come dichiarato, fa appunto 300mila. Invece noi stiamo procedendo a una velocità cinque volte inferiore.
Che cosa frena in questo momento?
Noi sappiamo, perché lo apprendiamo da fonti ufficiali, che l’Italia sta rallentando le vaccinazioni al semplice scopo di aumentare le scorte di vaccini, per poter predisporre il secondo giro di somministrazioni. A mio avviso, anche questo è un errore, perché sarebbe più corretto pianificare il secondo giro di vaccinazioni lavorando sulle consegne future, in regime appunto di “just in time”.
Intanto Pfizer ha annunciato problemi di produzione nello stabilimento di Puurs, in Belgio. Potremmo andare incontro a difficoltà nell’approvvigionamento dei vaccini?
L’atteggiamento dell’Italia a cui accennavo prima può essere visto come un elemento di insicurezza. Attenzione, allora, ai fatti: oggi l’Italia non sarebbe in grado di utilizzare tutte le consegne di Pfizer come da contratto (9 milioni di dosi al mese per i primi tre mesi, ossia proprio il dato delle 300mila al giorno), quindi ragionevolmente Pfizer consegna dove sono più utilizzate nel cosiddetto “flusso teso”, cioè immediatamente utilizzate per la vaccinazione. Inoltre le vaccinazioni saranno fatte anche con altri sieri, come quello di Moderna, quindi il problema rimane: noi siamo in grado di fare 250/300mila vaccinazioni al giorno, anche avendo i vaccini? Io credo di no.
Moderna ha inviato le prime dosi in Italia. Da chi verranno distribuite?
Moderna ha iniziato a inviare il suo vaccino, anch’esso basato su Rna messaggero (mRna), e proprio due giorni fa ha annunciato di aver firmato un accordo di prestazione logistica con Kuehne+Nagel, uno dei principali player mondiali del settore, per lo stoccaggio e la distribuzione del vaccino in tutto il mondo. È una grande cosa questa, perché è la prova che la logistica la sanno fare bene i logistici e soprattutto perché è la prova che le aziende farmaceutiche stanno perseguendo obiettivi di efficienza di gestione e delivery dei vaccini, utilizzando le migliori risorse sul mercato.
Come funziona la filiera logistica di Moderna?
Kuehne+Nagel sosterrà la distribuzione mondiale delle dosi, a partire dalla sede europea di Moderna. Ovviamente verrà mantenuta l’integrità del prodotto alla temperatura richiesta di -20°; in questo caso è più semplice rispetto a Pfizer che come sappiamo viaggia a meno 75°, solo grazie al ghiaccio secco. Tutte queste multinazionali – Pfizer, ricordiamolo, ha un contratto uguale con Dhl – hanno importanti e grandi sedi in Italia e operano da anni nel nostro paese insieme a tante altre aziende del settore. Tutto nella norma, secondo le regole basilari della logistica.
Alcuni carichi sono arrivati all’aeroporto di Malpensa. Perché?
Abbiamo assistito qualche giorno fa all’arrivo a Malpensa del primo cargo aereo Dhl con a bordo il vaccino Pfizer. Si tratta delle famose consegne del lunedì mattina, ripetute ogni settimana: circa 450mila dosi, ossia 75 cool box da 975 fiale ciascuno per un totale di 150 metri cubi di merce. Anche qui, niente di nuovo sotto il sole della logistica. I cool box sono poi ripartiti da Malpensa su altri aerei cargo, sempre Dhl, verso altri otto aeroporti italiani, mentre qualche box è partito in camion -rigorosamente scortato da due gazzelle di Polizia e Guardia di finanza) – per le destinazioni vicine di Lombardia, Liguria e Piemonte. Un modello distributivo ottimale, anzi direi “normale”, di quotidiana applicazione.
L’aeroporto di Pratica di Mare al momento resta dunque inutilizzato?
Non sappiamo più niente dell’hub di Pratica di Mare, dopo il primo giro di prova di distribuzione dei primi due cool box della Pfizer verso altri 5 aeroporti militari italiani. Ho sempre pensato che non fosse quella la via maestra per la distribuzione dei vaccini a regime e sembra – fortunatamente – proprio che sia così. Lo ripeto: la logistica la fanno i logistici, mentre le forze dell’ordine devono garantire la sicurezza di alcuni trasporti e dello stoccaggio.
Tutte le Regioni stanno seguendo le indicazioni del piano Arcuri?
Anche qui, come per l’hub di Pratica di Mare, noto da tempo una discrasia fra ciò che viene comunicato e ciò che si realizza nella realtà.
Che cosa intende dire?
I casi di somministrazione dei vaccini di cui sono a conoscenza diretta – e mi riferisco a Emilia-Romagna e Toscana – mi confermano uno scenario in linea con le aspettative: grandi centri vaccinali, ciascuno dei quali con una decina di laboratori/sale di vaccinazione, un vaccino ogni 6 minuti – ma occorrerà scendere a uno ogni 5 minuti -, sale di attesa e corretto smistamento degli accessi di entrata e uscita, circa 1.200/1.500 vaccinazioni al giorno e una previsione di aperture di ulteriori centri vaccinali. In Emilia-Romagna, per esempio, si andrà nei padiglioni delle Fiere. Insomma, siamo un po’ lontani dalle tende bianche con primula dislocate nelle piazze italiane. Meglio così.
Per quale motivo?
In Italia contiamo su una classe medica ospedaliera pubblica di altissimo livello e se la logistica l’aiuta, possiamo stare tranquilli.
(Marco Biscella)