Nonostante la “lunga esperienza” nell’America Latina di colpi di Stato riusciti grazie agli Stati Uniti, quello tentato alcuni giorni fa in Venezuela si è rivelato un autentico fallimento. Lo ha ammesso lo stesso consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, personaggio assai scafato in questo genere di cose: “C’era un accordo dietro le quinte, uomini chiave del regime avrebbero dovuto disertare”. Quando si parla di “uomini chiave” in Venezuela si parla ovviamente di militari, capi di stato maggiore, generali, quelli che dai tempi di Chavez hanno privilegi altissimi in termini di potere e soprattutto di soldi. Evidentemente non hanno disertato. “Gli Stati Uniti” ci ha detto il generale Carlo Jean “hanno usato la prima delle opzioni disponibili per ribaltare il regime di Maduro, ma hanno fallito alla grande, evidentemente perché hanno contattato gli uomini sbagliati o non hanno promesso abbastanza”. La situazione, ci ha detto ancora, è destinata a rimanere in stallo, anche se Trump minaccia adesso l’intervento militare e Mosca risponde schierando due bombardieri a portata nucleare: “La Russia, con i problemi interni che ha, non darà mai inizio a una guerra nucleare per il Venezuela”.
Guaidó aveva già proclamato che l’esercito era passato dalla sua parte, quando Maduro è sceso per strada proprio con i soldati per dimostrare che non era successo niente. Come mai il golpe è fallito?
Perché l’esercito rimane attaccato a Maduro, che ha rafforzato ancora i privilegi di cui i militari già godevano ai tempi di Chavez. Hanno in mano l’economia, le esportazioni di petrolio e sui militari è stato letteralmente rovesciato gran parte dell’oro delle riserve nazionali, oltre 40 miliardi di dollari, riserve che adesso sembra si siano ridotte a soli 10 miliardi.
Tornando al mancato golpe, come si giustifica il fallimento americano?
Evidentemente hanno contattato gli uomini sbagliati. La cosa più strana è che Bolton, un machiavellico di grande esperienza, abbia parlato di un colpo di Stato fallito. Ammettere il fallimento di un golpe è una cosa che non si fa mai.
Forse la dice lunga sui vertici americani, come abbiamo già visto in Libia e in Siria. Adesso Trump non esclude la possibilità di un intervento militare, è possibile?
Trump non lo esclude ma è estremamente difficile possa succedere. Ci sono segnali di interventi militari, è vero, può darsi che gli Stati Uniti si stiano accordando con Colombia e Brasile per intervenire militarmente, facendo il lavoro sporco. Cosa che eviterebbe una ondata di anti-americanismo in tutta l’America Latina.
Intanto la Russia minaccia “gravi conseguenze” in caso di intervento straniero: cosa intende? C’è il rischio che il Venezuela diventi una nuova Siria?
Questo no, la Siria era una cosa ben differente. Cosa può fare la Russia? Può mandare altri cubani, ce ne sono già 15mila. Ci sono anche più di 400 contractors del Gruppo paramilitare Wagner, che fanno da istruttori all’esercito. Però la Russia non può fare granché. Ha fatto uno show di forza schierando due bombardieri di capacità nucleari in Venezuela, però non farà mai una guerra nucleare per il Venezuela.
Però la tensione tra Washington e Mosca è alta.
Gli Usa manco li guardano, i russi. La Russia ha un prodotto interno lordo di poco superiore a quello italiano, non si possono sbilanciare oltre quanto già fatto, possono alzare la voce, però poi le cose rimangono come sono.
C’è poi la Cina, che ai tempi di Maduro era un forte alleato, ha dato un sacco di soldi al Venezuela che in cambio ancora oggi invia circa 500mila barili di petrolio al giorno a Pechino. Nelle ultime settimane però sembra che abbiano preso le distanze da Maduro, è così?
Lo hanno fatto per non dar fastidio agli Usa. Alla Cina quello che interessa veramente è concludere i negoziati commerciali con Washington, di Maduro gliene frega abbastanza poco.
Però la Cina è molto attiva in tutto il Sud America. Rinuncerà al Venezuela?
Sì, i cinesi ormai sono attivi in tutto il mondo, dall’Africa al Sudest asiatico fino all’Europa. Però adesso la Cina ha l’esigenza principale di un accordo commerciale con gli americani che non la metta in ginocchio economicamente, visto che anche Pechino non naviga in buone acque.
Che prossime mosse possiamo aspettarci dagli Usa?
Può darsi che continuino le manifestazioni, ma non vedo niente di particolare. Sul fallimento del golpe tutti dicono di aver vinto: Guaidó dice di avere i militari, Maduro dice la stessa cosa, sicuramente sono l’ago della bilancia e nessuna potenza esterna pensa al momento di intervenire perché un intervento esterno agiterebbe il patriottismo venezuelano, le forze armate insieme al popolo.
Pensare invece a un accordo diretto con i militari che aggiri Maduro?
Nell’attuale situazione è poco immaginabile. I militari hanno tanti di quei privilegi così come li hanno in Egitto, Pakistan e anche Haftar ha dato loro metà dell’economia. Sanno che qualsiasi altro governo ridurrebbe questi poteri, per cui si tengono stretto Maduro. Se la situazione si trascinasse ancora in questo stallo e la sofferenza del popolo finisse per toccare anche i militari, allora la situazione potrebbe cambiare, ma non vedo questa come una cosa rapida.
(Paolo Vites)