In Venezuela la dittatura del Chavismo, attraverso il suo successore (il conducente di autobus Nicolas Maduro), mostra ogni giorno la sua realtà rispetto ad una democrazia che non esiste da quando i venezuelani decisero di votare in maggioranza colui che prometteva di restaurare la democrazia e la repubblica, ma aveva organizzato anni prima un fallito colpo di Stato ed era continuamente presente in quel di Cuba.



La leader dell’opposizione, Corinne Machado, esclusa da Maduro nella corsa elettorale, non ha fatto in tempo ad eleggere una sua rappresentante alle elezioni (la storica-filosofa Corina Yoris) che immediatamente il dittatore ha fatto occupare militarmente il Consiglio Nazionale Elettorale, l’organismo dove i candidati avevano tempo di iscriversi alle elezioni fino a lunedì scorso. Il CNE ha pure bloccato il suo registro di iscrizione ma, cinque minuti prima della fatidica mezzanotte, Manuel Rosales, oppositore di Chavez ai suoi inizi, da lui inviato in esilio ma poi accolto e nominato Governatore di uno degli Stati più importanti del paese (Zulia) ed ora leader, allo stesso tempo, del partito di “opposizione” “Un nuevo tiempo”, è riuscito “miracolosamente” ad iscriversi.



La farsa elettorale però non poteva finire così: sempre Maduro ha definito sia Machado che il suo partito (Vente Venezuela) come un movimento terrorista, aprendo praticamente le porte alla possibilità che sia l’integrità che la libertà di Corinne potessero correre un grave pericolo visto che girano voci sia di detenzione che di un attentato nei suoi confronti, secondo quanto affermato dall’ex Presidente Colombiano Ivan Duque.

Insomma: quanto affermato nel lontano 1949 da George Orwell, che scriveva come “Non si crea una dittatura per salvaguardare una rivoluzione, ma si fa una rivoluzione per creare una dittatura” sembra ancora una volta confermato, anche se gli organismi internazionali e le cancellerie di moltissimi Paesi occidentali hanno protestato contro la manovra attuata. Purtroppo però c’è da osservare come il mondo occidentale, al di là delle solite proteste formali e diplomatiche, alla fine non riesce ad organizzare qualcosa di veramente serio atto ad isolare queste democrazie-fantoccio, anche perché l’isolamento politico, se non seguito da chiare misure commerciali o economiche, è una misura assolutamente strumentale e alla fine non effettiva. Lo si è visto proprio in questi ultimi anni, durante i quali, nel caso Venezuela (ma anche la stessa Russia) le esportazioni dei ricchissimi e ricercati prodotti, specialmente minerari o energetici, continuavano regolarmente attraverso Paesi terzi.



Gli ex presidenti di molti Paesi Iberoamericani che integrano un gruppo denominato IDEA (Iniciativa Democratica de Espańa y las Americas) hanno emesso un durissimo comunicato nel quale hanno chiesto ai governi garanti degli accordi di Barbados (in particolare Brasile , Stati Uniti e Messico, la cui tolleranza ha facilitato il dispotismo dittatoriale di Maduro) di intraprendere azioni necessarie per invertire tale stato di cose e tornare al rispetto di un accordo che, quando siglato, doveva portare il Venezuela verso la democrazia piena.

Come descritto in precedenza, oltre a manovre diplomatiche di pura facciata, in questi ultimi due anni è totalmente mancata la voce dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che fino a tre anni fa si era dimostrata ferma nella sua decisione di isolare il Venezuela sia politicamente che economicamente. E c’è da dire che il piano aveva iniziato a dare i primi effetti positivi con un parziale arretramento del potere di Caracas su posizioni più aperte : ma poi è crollato tutto. Nella fattispecie, a parte il Messico e il Brasile governati da presidenti populisti (anche se dobbiamo registrare le odierne critiche e il distanziamento di Lula), gli USA hanno giocato un ruolo importante non solo per aver preso accordi che alla fine hanno portato alla liberazione di criminali legati a Maduro e detenuti negli USA, ma anche, nelle more degli stessi, a mettere le mani sull’impresa petrolifera di Stato che, nonostante le enormi riserve disponibili nel Paese, non riusciva più a estrarre il greggio, visto che i macchinari erano obsoleti e il personale non tecnicamente preparato.

Da ultime notizie appena pervenute, ben 6 esponenti del partito di Machado, Vente Venezuela, sono sfuggiti alla cattura decretata da Maduro e si sono rifugiati nell’Ambasciata dell’Argentina, il cui edificio ha subito il taglio sia dell’elettricità che dell’acqua. La ministra della Sicurezza argentina, Patricia Bullrich, ha deciso l’invio di Gendarmi a Caracas (come previsto dalla Convenzione di Vienna) per proteggere la delegazione. La situazione sta quindi precipitando e vi terremo informati sui suoi successivi sviluppi.

 

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