In Venezuela, mentre la leader dell’opposizione Maria Corinne Machado continua a raccogliere consensi a livello mondiale da parte di politici di Paesi che non riconoscono il risultato truccato delle ultime elezioni, la tensione non sembra affatto diminuire al contrario di altre volte nelle quali, sempre in presenza di frode elettorale da parte del chavismo nella continuazione del suo regime falsamente democratico, la tensione dopo un certo tempo spariva e del Venezuela non si parlava più nelle cronache mediatiche. Ora le cose vanno diversamente, in primis perché l’opposizione si riconosce integralmente e fortemente nella sua leader, e poi perché Maduro continua a sfornare decisioni che spesso superano i limiti della logica facendolo rivelare più figlio di Groucho che di Carlo Marx.



In questi giorni ha comunicato che, con una decisione dell’Assemblea nazionale (organo dal quale è stata eliminata l’opposizione), non verranno più ammessi alle elezioni partiti che non riconosceranno la Costituzione, i poteri pubblici, le leggi e pretendano di imporre un regime fascista. In poche parole nessun partito al di fuori del chavismo… secondo Maduro, naturalmente. Manca solo l’imposizione dello svedese lingua nazionale, come nella famosa scena della pellicola “Il dittatore dello Stato libero di Bananas” con la quale, a dire il vero, il regista Woody Allen aveva magistralmente anticipato il fenomeno chavista, e poi non si sa più quali mezzi verranno usati, a livello propagandistico, per tappare la falla dell’ultima elezione truccata.



Eh sì, perché a livello pratico continua purtroppo la caccia al nemico, pardon ai “fascisti” che hanno vinto le elezioni, con arresti di leader dell’opposizione e di cittadini comuni colpevoli solo di aver manifestato contro il regime. Ma non solo, visto che il Presidente del “Poder Moral” chavista, il Procuratore Generale Tarek William Saab, ha invitato il vincitore delle elezioni, l’avvocato Edmundo Gonzales Urrutia, a presentarsi davanti al suo Ministero accusandolo “di essere l’autore della pagina che ha usurpato le competenze del potere elettorale venezuelano”.



L’accusa che gli si muove si concentra in supposti delitti di cui fanno parte l’usurpazione di funzioni, l’istigazione alla disobbedienza alle leggi, l’associazione a delinquere, delitti informatici e cospirazione. Il candidato avrebbe ricevuto anche un ricorso sul contenzioso elettorale inviato dal Tribunale supremo di giustizia (TSJ), l’organismo che pochi giorni fa ha convalidato la frode elettorale di Maduro che, a detta di molti, è stata la più grande mai avvenuta nel continente latinoamericano.

“Dove sei codardo? Ci vediamo nelle strade, criminale, terrorista!”, ha terminato il suo discorso Saab. E ovviamente Gonzales Urrutia non si è presentato alla sessione, capendo benissimo che all’esserci sarebbe stato immediatamente arrestato: oltretutto non è difficile capire a cosa punta il regime chavista. Di fatto queste mosse vorrebbero mettere paura sia a lui che a Machado, convincendoli ad abbandonare il Paese: cosa che si rivelerebbe un errore madornale perché molti osservatori vedrebbero atti di violenza contro di loro come la miccia che farebbe esplodere la guerra civile nel Paese, cosa di cui Maduro ha estrema paura visto che questa volta la maggioranza del Venezuela è contro di lui e il suo regime.

In tutto questo panorama non molto tranquillo spicca una decisione che è arrivata come una sorpresa a livello mondiale e che ha innescato discussioni in molti ambiti non solo politici ma anche religiosi: la richiesta, da parte del Vaticano, dell’accettazione dell’Arcivescovo spagnolo Alberto Ortega Martin come nuovo Nunzio Apostolico in Venezuela. Sacerdote dal 1990 è esperto di Diritto Canonico e lavora dal 1997 nel Servizi Diplomatici della Santa Sede. Come si può facilmente intuire, la mossa è stata interpretata da molti come un fattivo riconoscimento non solo dell’attuale regime, ma pure del risultato fraudolento che l’ha portato al potere.

A questo proposito la penalista argentina Maria Eugenia Talerico, che proprio in queste elezioni ha vissuto una vera e propria odissea, visto che voleva partecipare come osservatrice internazionale, ma, cosa accaduta a molti altri non graditi da Maduro, le è stato bloccato l’accesso sul territorio venezuelano ed è stata dirottata a Puerto Rico, ci ha spiegato che “tutto dipende da cosa pretenda il Vaticano con questa mossa, visto che l’isolamento diplomatico totale riguarda il Nicaragua con l’effetto di continuare il regime di Ortega. Il caso del Venezuela invece viene mantenuto aperto dai circa 7 milioni di abitanti che sono fuggiti dal Paese e risiedono all’estero. Attraverso le loro proteste e pressioni mantengono viva la tematica del regime chavista e a questo punto interrompere ogni contatto permetterebbe al regime di Caracas di continuare, fino a che non si pensi di intervenire militarmente perché si mette in pericolo la pace mondiale, la violazione dei diritti umani e il genocidio che risulterebbe, oltre che la frode elettorale ormai confermata. Mentre tutto ciò non accade, con i meccanismi internazionali che abbiamo, che dicono che il problema è non violare la sovranità del Paese, mi sembra che interrompere i canali di dialogo sia un errore. Per cui credo che siano importanti i segnali che hanno dato sia il Messico che il Brasile e la Colombia, oltre a quanto accaduto in questi giorni nell’Oea (l’organizzazione degli Stati americani che di fatto non ha raggiunto il numero di adesioni sufficienti a isolare il Venezuela). È quindi probabile che, se non per motivi ideologici dei Paesi citati, il Vaticano usi questo mezzo per poter richiedere insieme ad altri Paesi una Commissione d’inchiesta per stabilire ciò che è accaduto nelle votazioni, al contrario di coloro che vorrebbero realizzare un’altra tornata elettorale, cosa impossibile anche perché il risultato è chiaramente sotto gli occhi di tutti. Ma senza dubbio Maduro sta facendo sparire avversari politici e arrestare persone nel corso delle manifestazioni: quindi si stanno aprendo le porte a un genocidio, visto che il potere è tutto nelle sue mani e sappiamo cosa sta accadendo. Dobbiamo considerare anche che al giorno d’oggi le dittature non si formano con colpi di Stato militari, ma nascono all’interno delle regole della democrazia con riforme istituzionali che dopo non permettono il nascere di democrazie rappresentative con elezioni libere e tutti gli archi politici a disputarsele. Cominciano tutti con cambiare le Costituzioni per ottenere un potere senza limiti di tempo, lo cooptano con quello della giustizia, costituendo alla fine delle vere autocrazie che, dal potere così raggiunto, danno la caccia alle opposizioni attraverso processi letteralmente inventati. Quindi lì abbiamo un dittatore con abusi evidenti: e mi sembra che in questi casi non ci possono essere discorsi ambigui e una doppia morale davanti alla protezione di diritti essenziali dell’uomo come sono la sua libertà, la sua integrità fisica e la sua vita”.

E allora come spiega la decisione del Vaticano? “Ci troviamo di fronte a un Papa che, in pratica, ha attuato la teoria del ‘lawfare’, che afferma come i leader populisti siano perseguitati penalmente. Il problema è che questi poteri hanno altissimi indici di corruzione, cercando di guidare la gente attraverso la massiva ricezione di aiuti sociali dallo Stato che, come per esempio si è visto in Argentina, sono utili allo sfruttamento della povertà, che riceve solo le briciole di giganteschi finanziamenti. Povertà che viene mantenuta e ingigantita, come mezzo per conservare il potere. Senza arrivare a legami veri e propri con il narcotraffico come accade al regime di Maduro con il cartello de ‘Los Soles’, che coinvolgono altissime cariche militari. C’è quindi una relazione diretta tra la corruzione di questi leaders, le loro oligarchie e la povertà della gente. E qui il Papa commette l’errore di negare questa situazione e appoggiare la teoria del ‘lawfare'”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI