Lo scorso maggio Roberto Saviano e Rosa Capacchione hanno visto finalmente trionfare la giustizia per le minacce subite da alcuni membri del clan camorrista dei Casalesi: pochi giorni dopo le motivazioni emerse dalla Procura di Roma (sulla condanna al capoclan Francesco Bidognetti e l’avvocato Michele Santonastaso per le loro minacce durante il processo di appello “Spartacus” a Napoli, ndr) l’ex giornalista del Mattino, già senatrice del Pd, si racconta a “Il Venerdì di Repubblica” a tutto tondo.



«Facevo il mio lavoro tranquilla nella redazione del Mattino di Caserta, quando cominciarono ad arrivarmi decine di telefonate di colleghi dell’avvocato che aveva letto in aula un messaggio terribile diretto a me. Il presidente aveva tentato di fermarlo, ma lui era andato avanti lo stesso. Rimasi sbalordita: c’erano riferimenti non espliciti ma si diceva che era colpa mia se il giudice che avrebbe dovuto firmare la sentenza di appello del processo Spartacus contro i casalesi era stato rimosso», racconta Capacchione ricordando quelle minacce sorte nel 2008. Vive ancora sotto scorta, così come il collega e “compagno di sventure giudiziarie” Roberto Saviano: «Ho 61 anni, ma nella mia testa ne ho ancora 48, sono ferma a quando non avevo la scorta. Ero abituata a tornare tardi, a volte sparivo per lavoro e non dicevo dove mi trovavo. Da un giorno all’altro, per la prima volta, ho dovuto rendere conto, cosa che non facevo neppure con mio padre e mia madre. Fino a poco fa avevo una scorta napoletana, ora dev’ essermi assegnata quella di Caserta e sto vivendo il cambio con molta ansia».



CAPACCHIONE E IL ‘NON SCONTRO’ CON SAVIANO

In merito a quanto più volte scritto negli scorsi anni sulla presunta gelosia professionale presente tra lei e Saviano in merito alle inchieste contro la Camorra, Rosa Capacchione una volta per tutte prova a fugare qualsiasi rimanente dubbio: «la polemica tra me e Saviano: non c’è mai stata. Eppure provano sempre a dire che lui ha avuto più successo e io meno. Io avrei comunque seguito una strada diversa. Roberto ha 20 anni meno di me, era il collega giovanissimo che mi chiedeva materiale sui casalesi, e io una giornalista affermata». Ad oggi Capacchione collabora con Fanpage ma immagina ancora il lavoro che fu nelle redazioni dei primi anni da giornalista: «la mia idea era anche lavorare in un settimanale, perché le 70 righe a un certo punto non bastano più. Al Mattino mi hanno prepensionato e l’esperienza parlamentare mi è servita anche a diluire il trauma. Quando accettai la candidatura si andava in pensione a 60 anni, quindi sapevo di essere a fine carriera, ma non ho sopportato che me l’accorciassero ancora», conclude su “Repubblica” l’ex parlamentare e membro della Commissione Antimafia.

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