Capitano Ultimo è un militare e politico italiano che il grande pubblico associa nell’immaginario al volto di Raoul Bova, protagonista della saga di grandissimo successo “Ultimo Caccia ai Narcos” in onda venerdì 3 luglio 2020 in prima serata su Canale 5. In realtà in pochi sanno che il vero Capitano Ultimo si chiama Sergio De Caprio ed è nato il 21 febbraio del 1961 a Montevarchi. Il colonnello è stato vice comandante del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente a Roma e si è prodigato anche per i meno fortunati fondando la casa famiglia “Volontari Capitano Ultimo” a Roma. Non solo, Sergio Di Caprio dopo aver contribuito con il suo impegno nell’Arma dei Carabinieri all’arresto del boss mafioso Toto Riina si è lanciato anche in una carriera politica ricoprendo l’incarico di assessore all’ambiente della Regione Calabria. Tantissime le esperienze nell’Arma dei Carabinieri: prima è stato allievo alla Nunziatella di Napoli, successivamente tenente dei Carabinieri a Bagheria fino a capitano durante l’indagine “Duomo connection” capitanata da Ilda Boccassini e il giudice Falcone.



Capitano Ultimo: Sergio De Caprio “non voglio essere un primo”

Una carriera straordinaria quella di Capitano Ultimo alias Sergio De Caprio che nel 1991 ha ricoperto il ruolo di capo del nucleo CrimOr dei Carabinieri diventando successivamente parte attiva in diverse operazioni e mente creativa dell’Unità Militare Combattente che dal 1992 ha cominciato ad occuparsi della città di Palermo. Successivamente con la chiusura del CrimOr, Sergio De Caprio è stato nel Nucleo Operativo Ecologico (NOE) e nel Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente (CCTA) entrando nel 2016 nell’Aise, il servizio segreto per l’estero nella sezione affari interni. La fama di Sergio De Caprio è sicuramente legata all’arresta di Toto Riina, il boss mafioso. Un arresto che cambia per sempre le sorti della mafia in Italia e nel mondo, ma anche della sua vita visto che l’uomo comincia ad essere vittima di diverse minacce di morte. A confermarlo alcuni collaboratori di giustizia che rivelano che Leoluca Bagarella aveva contattato un collega del Carabiniere per avere informazioni in cambio di denaro. Anche il pentito Cangemi raccontò, durante una deposizione, il piano di Bernardo Provenzano: catturare vivo il Colonnello per poi ucciderlo. Minacce di morte che richiesero la presenza di una scorta poi revocata nel 2014 e successivamente riassegnata. Oggi il Capitano Ultimo non vive più sotto scorta. Intanto alcuni anni fa il Colonnello ha spiegato come è nato il suo nome: “mi sono chiamato Ultimo quando ho capito che tutti volevano essere primi, volevano fare bella figura, volevano vincere, volevano farsi belli con i capi, volevano fare carriera con la K. Siccome a me non me ne frega proprio niente, dico a me ma anche a tanti altri carabinieri, il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera e basta, e nel momento in cui lo facciamo perché vogliamo qualcosa in cambio siamo porci traditori”.

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