MINNEAPOLIS – Un anno fa, il 6 gennaio 2021, migliaia di manifestanti assaltavano Capitol Hill, tempio della democrazia americana, la sede dove si riunisce il Congresso degli Stati Uniti d’America. Migliaia di sostenitori di Donald Trump accorsi da tutto il paese, decisi ad impedire con la forza l’ufficializzazione dei risultati elettorali che avrebbero portato (ed hanno di fatto portato) Joe Biden alla presidenza del paese.



Tanto è stato detto e scritto di questi drammatici eventi, ma evidentemente non abbastanza se il comitato editoriale del New York Times ha deciso di uscire con un articolo che già nel titolo fa capire il suo intento certamente non commemorativo: “Every day is January 6 now”, ogni giorno, ora, è il 6 gennaio. L’Editorial board, cioè non quelli che ci passano le notizie, i giornalisti che ci raccontano quel che succede, ma i “pensatori”, gli opinionisti, coloro che allo stesso tempo pescano nella mentalità comune e la creano.



È allarme rosso. Cosa ci dicono i saggi del New York Times? Che l’epifania del 6 gennaio 2021, quella brutale “manifestazione” di inimicizia politica e quindi civile, non è solo una data da listare a lutto nella storia della democrazia americana. Quell’epifania è ancora pericolosamente viva. Questi editorialisti riuniti ci dicono che metà dell’elettorato repubblicano è ancora convinto che Biden l’abbia spuntata solo grazie a brogli, ci dicono che un terzo di costoro credono nella legittimità del ricorso alla forza (possiamo chiamarla violenza) per ripristinare e garantire la giustizia del sistema, ci dicono che i provvedimenti legislativi che una serie di Stati hanno (o stanno per) mettere in atto altro non sono che illegittime restrizioni del diritto di voto tendenti a favorire i conservatori; e ci dicono che funzionari elettorali sono stati rimossi per non aver supportato le istanze trumpiane di brogli, ed altri minacciati fisicamente per la loro presunta connivenza con i democratici.



I saggi del New York Times ci raccontano menzogne?

No. Fondamentalmente l’Editorial board ci dice cose vere. Cose che in un modo o in un altro percepiamo tutti. In fondo il quadro che ci offre del popolo repubblicano (che in larghissima misura è il popolo di Trump) è realistico: il pensiero che Biden abbia rubato la vittoria, la voglia di battagliare per rimettere le cose a posto, le norme contro il voto per corrispondenza (che avrebbe causato l’artefatto ribaltone elettorale), le teste mozzate di alcuni funzionari elettorali… Cose vere, magari un po’ generalizzate, amplificate, enfatizzate. Con un richiamo anche al partito democratico, ma solo come “call to arms”, chiamata alle armi per difendere il paese dalla prepotente violenza trumpiana.

“Soprattutto dovremmo smetterla di sottostimare la minaccia che incombe sul paese”, scrive il NY Times. “Innumerevoli volte negli ultimi sei anni, fino agli eventi del 6 gennaio inclusi, Trump e i suoi alleati hanno apertamente manifestato la loro intenzione di fare qualcosa di oltraggioso, illegale o distruttivo. Ogni volta, la risposta comune era che non erano seri o che non avrebbero mai avuto successo. Quante volte dovremo essere smentiti prima di prendere la cosa sul serio? Prima lo facciamo, prima potremmo sperare di salvare una democrazia che è in grave pericolo.”

Cose vere, abbiamo detto, ma che gettano ancora più benzina sul fuoco della spaccatura ideologica. Ma è realmente pensabile che queste cose vere portino al disfacimento del nostro sistema democratico, ci portino ad un conflitto sociale che potrebbe giungere fino al ricorso alle armi? O quello dell’Editorial board non è altro che il terrorismo giornalistico di una minoranza intellettuale che non sa come far fronte alla debolezza del presidente che ha voluto e all’invadenza (ed apparente “immortalità”) del presidente che ha combattuto? Paradossalmente i Democratici, che non vedevano tanto potere da decenni, si sentono mancare la terra sotto i piedi e tremano già al pensiero delle midterm elections del prossimo autunno. Perché?

Perché sanno che almeno metà paese non è con loro, e che l’incapacità di leadership va erodendo giorno dopo giorno anche la metà “amica”.

E sanno anche che c’è una Corte Suprema la cui maggioranza guarda al paese, alle sue domande ed alle sue ferite dall’altra sponda del fiume, fuori dal loro controllo. Una Corte che potrebbe spazzare via “conquiste” come l’aborto.

Non guariremo assaltando Capitol Hill, ricontando le schede elettorali per la decima volta, o imbracciando le armi, ma non guariremo neanche costruendo trincee per tenere a bada un nemico che in realtà è un nostro fratello.

 God Bless America!

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