A quasi due anni di distanza dalla scoperta del coronavirus Maria Rosaria Capobianchi è oggi in pensione e ricorda bene il sacrificio svolto negli ultimi mesi della propria carriera per arginare, come possibile, il virus. Ex direttrice del mitico laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma, dove i primi positivi al Covid vennero inviati in fretta e furia per cercare di curarli al meglio contro il coronavirus, Capobianchi fu la prima ad isolare la variante 1 in Italia e tra le prime a ricevere il vaccino anti-Covid nel nostro paese.
Il 27 dicembre di un anno fa il vaccino. “Come potrei mai dimenticare” ha commentato in un’intervista al Corriere della Sera. Nel corso della chiacchierata ai microfoni del quotidiano, Capobianchi ha ricordato quello storico giorno, svelando un aneddoto: “Quella mattina non mi suonò la sveglia. Avevamo fatto le prove il giorno prima perché doveva essere quasi una cerimonia, il Vaccine Day tanto atteso, quello in cui l’Italia e l’Europa avrebbero iniziato finalmente a vaccinare la popolazione, dopo quasi un anno di incubi. Alle 6.50 ci saremmo dovuti trovare tutti allo Spallanzani per l’iniezione prevista alle 7 in punto. Eravamo io, le due infettivologhe Alessandra Vergori e Alessandra D’Abramo, l’infermiera Claudia Alivernini e l’operatore socio sanitario Omar Altobelli. Alla vigilia mi sentivo quasi intimidita, ero trepidante, ma anche felice per essere stata scelta. Ma la sveglia, accidenti, non suonò, e mi svegliò mio marito solo alle 6.20. A quel punto credo di aver volato”.
CAPOBIANCHI E L’ISOLAMENTO DELLA VARIANTE 1
Nel gennaio 2020, in un giorno come un altro, arrivò la notizia dell’isolamento della variante 1 del Covid-19 nel laboratorio del “Lazzaro Spallanzani” di Roma: “L’isolamento era stato il frutto agognato di un lavoro d’equipe, e il vaccino arrivava dopo un anno eroico passato in laboratorio. Sono tanti i virus patogeni emergenti e molti per fortuna si sgonfiano da soli, invece questo ancora oggi continua a sorprenderci per la sua diffusività. La corsa purtroppo non è finita, il virus cambia, continua a riprodursi, ecco perché non capisco proprio quelli che ancora oggi si ostinano a non vaccinarsi”.
“Da quando sono andata in pensione, ad agosto, preferisco non passare in istituto. Troppo grande l’emotività che mi assale. Ancora oggi mi rigiro tra le mani le decine di foto di quel giorno. Adesso che grazie ai vaccini abbiamo guadagnato un po’ di calma, si può lavorare per trovare una risposta efficace non tanto contro una singola variante ma contro tutti i coronavirus. Le tecnologie ci sono” le parole di Maria Rosaria Capobianchi.