Il coronavirus è molto mutevole, come l’HIV, ma rispetto al virus che provoca l’Aids è decisamente più stabile e proprio per questo è più facile sviluppare un vaccino efficace. Lo ha sottolineato Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia Molecolare dell’UniCamillus e Direttore del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani, l’ospedale che per primo ha isolato in Italia il covid. Parlando in occasione dell’inaugurazione virtuale dell’anno accademico dell’Università UniCamillus, ha spiegato: “Sars-Cov-2, come tutti i virus a RNA, ha un enzima di replicazione fallace e non preciso. Il virus quindi ha una variabilità che nell’organismo genera una ‘quasi-specie’, uno sciame di virus quasi uguali ma che presentano piccole variazioni fra loro. Potrebbe essere un meccanismo di evoluzione e di adattamento alle diverse sedi anatomiche dove il virus si replica. Lo abbiamo visto sia nel polmone sia nelle prime vie aeree respiratorie”.
CAPOBIANCHI: “NEL 14ESIMO SEC LA PESTE CI MISE 10 ANNI PER RAGGIUNGERE L’EUROPA…”
La Capobianchi ha poi specificato: “Ma la variabilità genetica del SARS-CoV-2 è da 10 a 100 volte inferiore a quella riscontrata nel virus HIV e non avrà risvolti di rilievo sullo sviluppo di vaccini efficaci, perché il virus non è così ‘sfuggente’ da eludere facilmente la risposta immunitaria protettiva come avviene per l’HIV. Ad oggi, inoltre non ci sono evidenze che questa variabilità all’interno di un singolo paziente sia legata a una situazione di maggiore gravità. Gli studi futuri potranno sicuramente aiutare a far chiarezza su questo aspetto”. La Capobianchi ha sottolineato come il mondo allo stato attuale sia interconnesso come non mai, e per farlo ha citato il concetto di concetto del ‘One Health-One World’: “Nel 14esimo secolo l’avanzata dell’epidemia di peste nera ha impiegato 10 anni per raggiungere l’Europa. Oggi nel giro di poche settimane la nuova epidemia nata in Cina ha fatto il giro del mondo e ha raggiunto dimensioni planetarie. Le frontiere in sanità non esistono”.