Dopo la tremenda vicenda riguardante il povero Satnam Singh, bracciante di Latina lasciato morire in modo atroce, giunge stamane la notizia di tre arresti per l’accusa di caporalato nelle Langhe, precisamente in quel di Neive, in provincia di Cuneo (siamo in Piemonte). Come riferisce Rai News l’intervento delle forze dell’ordine si è reso necessario a seguito dell’emersione di un video in cui si vedono dei braccianti picchiati con un bastone di ferro.
Il responsabile è un caporale marocchino che risulta essere attualmente agli arresti domiciliari, così come un uomo di origini macedoni. Indagata anche una terza persona, anch’essa straniera, un albanese che per il momento risulta essere stato raggiunto dal divieto temporaneo di svolgere attività professionali. RaiNews racconta che si tratta di tre operazioni differenti, tutte riconducibili alla zona delle Langhe e scattate un anno fa circa dopo che erano state segnalate delle denunce da parte di associazioni dei lavoratori e sindacati appunto di possibile caporalato.
CAPORALATO LANGHE, LAVORATORI COME BESTIE
Drammatiche le condizioni lavorative dei braccianti, in tutto una cinquantina tutti provenienti dell’Africa. In località Mango (attività riconducibile al macedone di cui sopra), sono stati rinvenuti 19 migranti che vivevano ammassati in condizioni indicibili; il gruppo, quasi tutto composto da extracomunitari, era costretto a versare per giunta un affitto, che veniva trattenuto da una paga già indecente.
I poveretti erano trattati come delle bestie, videosorvegliati tramite smartphone dallo stesso macedone, che nel frattempo produceva vini di pregio come il Barolo, ma anche il Barbera, il Moscato o il Nebbiolo. Ogni volta che i lavoratori si lamentavano, giustamente, delle condizioni in cui vivevano e lavoravano, erano botte. Accertate in maniera incontrovertibile le prove, le forze dell’ordine sono quindi entrate in azione e stamane hanno consegnato gli avvisi di indagini ai tre suddetti, arrestandone due.
CAPORALATO LANGHE, LA PAGA MISERA DEI LAVORATORI
La paga era compresa fra i le 4 e le 5 euro ogni ora (in alcuni casi anche di 3), per un totale di 15 ore di lavoro al giorno, e una parte, come detto sopra, era addirittura trattenuta per l’affitto, tipica situazione quindi da caporalato. In poche parole i poveretti lavoravano per nulla. Sono vicende che fanno male e che giungono a pochi giorni dal terribile caso di Satnam Singh, il bracciante indiano che è stato gettato a bordo strada senza un braccio dopo un incidente sul lavoro.
Ieri a riguardo si è tenuta una fiaccolata in quel di Maccarese, a cui hanno partecipato circa trecento persone, fra cui anche diversi rappresentanti delle istituzioni locali e della comunità dell’India in Italia. Ricordiamo che per la vicenda è stato arrestato il datore di lavoro del povero Satnam Singh, accusato di averlo di fatto lasciato morire senza curarsi delle sue condizioni fisiche. Un eventuale processo, se mai si farà, stabilirà eventuali responsabilità dello stesso, ma la vicenda resta terribile, di quelle che non vorremmo mai sentire.