Francesco Bonanno, 61 anni, capotreno licenziato da Trenitalia nel 2017 “per giusta causa”, è stato reintegrato dopo la decisione della Cassazione di annullare il provvedimento assunto dall’azienda nei suoi confronti. L’uomo, originario della Sicilia e veneziano d’adozione, oltre cinque anni fa fu allontanato dal posto di lavoro perché avrebbe compiuto 175 errori nell’emissione dei titoli di viaggio destinati a passeggeri che stavano viaggiando a sbafo, sprovvisti di biglietto oppure in possesso di tagliando non timbrato o non idoneo per quella tratta.
A quel punto, il capotreno ha fatto causa a Trenitalia contro le ragioni del suo licenziamento, spiegando che quelle infrazioni rappresentavano il 3,5% delle migliaia di multe che aveva fatto in quegli ultimi due anni. “Fin dall’inizio il giudice del lavoro mi aveva dato ragione e l’azienda mi aveva reintegrato senza riassumermi – ha spiegato Bonanno al ‘Corriere della Sera’ –: sono rimasto a casa per un anno e mezzo percependo lo stipendio senza lavorare. Per me non era una questione di soldi: volevo tornare a indossare la mia divisa. Amo questo mestiere e ho grande rispetto per Trenitalia. Provengo da una famiglia di ferrovieri e fin da bambino sognavo di trascorrere la mia giornata andando su e giù per i vagoni”.
CAPOTRENO LICENZIATO DA TRENITALIA, POI REINTEGRATO: “I FURBETTI SONO UNA MINIMA PARTE DEI VIAGGIATORI”
Nel biennio preso in esame da Trenitalia, il capotreno licenziato e poi reintegrato aveva emesso oltre 5mila multe: “Non sono un cacciatore di taglie, ma sul lavoro ci vuole rigore, devo impegnarmi affinché tutti i passeggeri viaggino con regolare biglietto – ha aggiunto Bonanno al ‘CorSera’ –. Non sono mai autoritario né prepotente, è una questione di civiltà. I passeggeri mi adorano, i furbetti sono una minima parte. La quasi totalità degli italiani paga il biglietto e mal sopporta l’idea che ci sia chi gode dello stesso servizio senza sborsare un soldo”.
Qualche anno fa, a Vicenza, Bonanno ha trovato una signora che viaggiava sprovvista di biglietto e con il cane senza museruola: “Quando ha capito che l’avrei fatta scendere alla fermata successiva è andata su tutte le furie e mi ha aggredito. Cose che capitano. Qualcuno tra i colleghi mi accusa di essere troppo rigido, sparla alle mie spalle. Io però vado dritto per la mia strada: sui treni viaggia soltanto chi ha il biglietto”.