Duro attacco di Pierpaolo Capovilla, l’ex mente de Il Teatro degli Orrori, nei confronti dei Maneskin, quella da più di un anno a questa è una delle band rock più popolari al mondo. Lo scorso weekend il gruppo scoperto grazie a X Factor si è esibito al Circo Massimo e nel corso del concerto la band romana ha urlato “Fu*k Putin”, un’imprecazione nei confronti del presidente della Federazione Russa. Un gesto che è stato criticato ampiamente dal Pierpaolo Capovilla, che come ricorda Rockol.it, è uno dei personaggi più amati e nel contempo discussi della scena indipendente italiana degli ultimi trent’anni.



Attraverso la propria pagina social ha scritto: “Che pena che fa questo gruppo di giovani stupidi. Conformisti, intrappolati nel successo, purissima plastica, perfetti rappresentanti di una generazione di imbecilli, incapaci persino di comprendere le circostanze storiche che hanno portato alla guerra in Ucraina. Tanto, se sei rock, puoi essere superficiale, accontentarti degli slogan, e soprattutto non dare fastidio al Dipartimento di Stato USA. Poverini, non hanno capito niente del mondo, ma tanto, siamo rock, giusto? Basta usare la parola “f*ck” e tutto il resto passa in secondo piano. L’ignoranza, la falsa coscienza, l’ideologia americana, la spazzatura al posto del cibo”.



CAPOVILLA VS MANESKIN, IL CHIARIMENTO: “POST DURO E PROVOCATORIO”

In seguito proprio Rockol ha raggiunto lo stesso Pierpaolo Capovilla, che ha fatto chiarezza sul post nei confronti dei Maneskin: “Il mio è stato un post duro, provocatorio. Sono molto arrabbiato. Io penso questo del rock. Faccio musica rock. La musica rock è canzone popolare. La canzone popolare può arricchire la vita delle persone, contribuire a un processo di emancipazione culturale, sociale, politica delle masse, ma può fare anche il contrario. Può essere uno strumento di dominio e assoggettazione delle masse. Questa è una differenza radicale e cruciale tra la buona musica e quella pessima”. Parole, quelle di Capovilla, che nel frattempo hanno fatto il giro del web, dividendo in due l’opinione pubblica fra cui si è schierato al suo fianco e chi invece l’ha ampiamente criticato.

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