Se nella precedente puntata aveva preferito non fare il nome di Paola Turci, in quella di ieri di “Non è l’Arena” invece Francesco Capozza ha confermato che è lei la cantante per la quale Antonio Di Fazio, il manager arrestato per stupro, aveva un’ossessione. “Lei non è una mia amica, ma la conosco perché faccio pubbliche relazioni. Pian piano nell’ambito della conoscenza lavorativa mi confidò che era impazzito per Paola Turci. Non diedi peso alla cosa, è pieno di gente che impazzisce per i cantanti, ma poi è tornato su questa storia. Sapeva che la conoscevo e che potevo arrivarci. Io ho il numero di cellulare di Paola Turci, ma non gliel’ho mai dato. Non l’ho mai chiamata direttamente”. Incalzato da Massimo Giletti, il giornalista e imprenditore ha poi spiegato: “Io ho assistito personalmente a cinque concerti nel giro di pochissimo tempo. Lui mi diceva di andarci, il primo fu a Milano. Le portò delle rose rosse, ma era la sua bodyguard a portarle. Io gli dissi che lei non era interessata e infatti lei è sempre stata schiva. Non so nulla di incontri”. E aggiunge: “Sembrava un uomo innamorato col cuore spezzato”.

CAPOZZA VS TROCCHIA E DE GIROLAMO SU CASO DI FAZIO

Ma Francesco Capozza a “Non è l’Arena” non ha fatto invece chiarezza sui pagamenti che avrebbe ricevuto per dei lavori fatti per Antonio Di Fazio tramite una società pubblica. Lo ha fatto in un post su Facebook rivolgendosi a Nunzia De Girolamo e la “viperettaNello Trocchia, “evidentemente poco perspicaci entrambi”. Scrive che il manager si rivolse a lui nel 2017 perché voleva rilanciare la sua immagine. “In buona sostanza voleva un responsabile delle sue PR per accreditarsi sui media. Interviste, magari qualche piccola partecipazione tv, ecc… Dopo qualche tempo, circa qualche settimana, mi disse di essersi invaghito di Paola Turci”. Nel frattempo, avrebbe continuato a preparare piani strategici di comunicazione e marketing. Il loro rapporto professionale sarebbe andato avanti per sei mesi circa. “Mi aveva proposto di rilevare lui la mia società, risollevandomi da un periodo di affanno economico che stava via via riducendo al lumicino i miei risparmi e quelli di mia madre”. Lo mise in contatto con SSICA. Poi però si rese conto di una cosa: “Era interessato a due cose: 1) Paola Turci; 2) a non fare la figura del pirla che non poteva (o voleva?) pagarmi e fare in modo che fosse qualcun altro a farlo”.

Quindi, attacca Nello Trocchia: “Non mi farò sputtanare da qualche collega di giornaletti radical chic”. E riguardo il fatto che sia stato pagato da un ente pubblico: “Certi giornalisti dovrebbero studiare un po’ di diritto amministrativo prima di credersi Perry Mason”. Poi attacca la moglie di Francesco Boccia: “Certi “ex” politici, come la cara Nunzia De Girolamo, dovrebbero informarsi meglio, soprattutto quando si è ricoperto l’incarico di Ministro per le politiche agricole che la SSICA in parte gestiva, prima di parlare”.