Il declino dell’Occidente secondo Eugenio Capozzi

Eugenio Capozzi, professore di storia all’Università di Napoli, oltre che filosofo, ha recentemente riflettuto sulle pagine de La Verità sul declino ideologico, politico e sociale che sta attraversando il mondo occidentale. Un declino che ritiene essere iniziato proprio dalla fine della guerra fredda, a lungo vista come l’inizio dell’egemonia dell’Occidente sugli “altri” nel mondo. “Le altre civiltà hanno percepito quell’egemonia come una minaccia, e hanno reagito aggrappandosi alle radici della loro identità”, spiega Capozzi.



“L’età della globalizzazione è stata non un’età di integrazione, ma di frammentazione e crescita dei conflitti“, spiega ancora. Con Clinton, “si è diffusa la convinzione che non vi fossero più freni alla progressiva integrazione del mondo intero”, portando l’Occidente ad ignorare “le cause profonde di conflittualità culturale, religiosa, etnica ed economica [esportando] il loro modello di società con le buone o con le cattive”. Si è sviluppato un sentimento antioccidentale nel mondo, secondo Capozzi, perdendo quella “forza attrattiva della way of life occidentale”, sempre più “svuotato dalle sue radici religiose e filosofiche“.



Tutto questo, continua a spiegare Eugenio Capozzi, ha portato l’Occidente a diventare “una società dalle aspirazioni di consumo sempre più elevate, caratterizzate da dirigismo politico, poteri tecnoscientifici sempre più invadenti e dal relativismo etico”. Citando Ratzinger, il filosofo parla di “dittatura del relativismo“, ovvero l’idea per cui diritti soggettivi e libertà “si riduce a un conflitto tra retorica e narrazione”. “I diritti”, quindi, spiega Capozzi, “diventano la narrazione dei gruppi culturalmente più aggressivi e prepotenti, imposta a tutti gli altri e le tecnologie diventano strumenti di sorveglianza”.



Capozzi e il relativismo sul covid, sull’Ucraina e sul clima

Continuando la sua analisi Capozzi spiega che in merito al covid si siano proprio innescate le reazioni della dittatura del relativismo. “L’allarme sanitario generalizzato [in occasione del covid, ndr.] ha innescato un salto di qualità in una tendenza dirigistica, pedagogica e autoritaria dei poteri politici già esistente”, spiega, e la politica diventa governo, “tendenza tipica di società in declino, senza più voglia di crescere e rischiare”.

Ma anche sul conflitto in Ucraina, secondo Capozzi, “invece di cercare una soluzione diplomatica (..) si è adottato uno schema rigidamente ideologico ed eticistico, fondato su buoni e cattivi, accanendosi nel tentativo di imporre la propria idea di sovranità, diritti, libertà e democrazia ad altre civiltà”. Mentre l’ultimo tassello, secondo Eugenio Capozzi, è “l’ambientalismo ideologizzato e apocalittico imperante oggi. Una religione superstiziosa, figlia del vuoto spirituale lasciato dalla secolarizzazione radicale”. “Un culto”, conclude, “che si traduce politicamente in un’ulteriore torsione dirigista e autoritaria”.