Questa sera la trasmissione di Italia 1 Le Iene ci accompagnerà in un lungo viaggio all’interno del CARA di Bari, ovvero il Centro di accoglienza per richiedenti asilo che da alcuni giorni a questa parte è risalito agli albori della cronaca a causa della morte del 33enne guineano Bangaly Soumaoro che aveva provato a togliersi la vita ingerendo – così pare – 11 batterie stilo: dall’inchiesta della iena Alessandro Sortino emerge una situazione ai limiti della legalità per il CARA di Bari, estremamente sovraffollato, completamente isolato dal mondo civile – al punto da sembrare una prigione, più che un centro di accoglienza – e con condizioni igieniche del tutto incompatibili con la vita umana.



Facendo un passetto indietro prima di arrivare alla realtà all’interno del CARA di Bari, vale giusto la pena ricordare che lo scorso 4 novembre il 33enne da cui prende il largo questa storia è stato trasportato d’urgenza in ospedale per dei dolori non meglio precisati allo stomaco, morendo poche ore dopo il ricovero al nosocomio barese: i medici avrebbero individuato nel suo stomaco i corpi estranei – appunto, le presunte batterie stilo – e la procura ha iscritto nel registro degli indagati 9 medici della struttura per procedere all’esame autoptico che darà una risposta al decesso del guineano.



Dopo la morte del 33enne è scoppiata all’interno di CARA di Bari una vera e propria mini rivolta da parte degli ospiti, che dopo essersi conquistati l’uscita dalle alte mura spinate del centro hanno raggiunto con una marcia pacifica l’ufficio del Prefetto barese al quale hanno denunciato le loro condizioni di vita, citando in particolare il fatto che Soumaoro avesse male allo stomaco già da diversi giorni e sarebbe stato trattato solamente con una tachipirina del tutto inutile.

Le pessime condizioni del CARA di Bari: l’inchiesta delle Iene

A darci un’immagine concreta di quello che accade all’interno del CARA di Bari c’è la testimonianza del portavoce degli utenti Afana Docteur che – citato dal Manifesto – parla di container che accolgono fino a “dieci persone, quando ce ne potrebbero essere quattro“, parlando anche del fatto che le porte della struttura aprono alle 7 del mattino nonostante molti migranti “devono stare in campagna dalle 5:30”; così come molti altri staccano il turno lavorativo “dopo le 21” trovando le porte già chiuse ed essendo costretti a “dormire fuori“.



Nel CARA di Bari dai dati attualmente risulta che si trovino più di 1.300 ospiti a fronte di poco meno di 800 posti ufficiali e sono in molti ad essere già finiti in ospedale a causa dei morsi infetti da parte di alcuni topi che girano nella struttura, senza dimenticare il ritrovamento di blatte nelle cucine ed – addirittura – all’interno dei pasti confezionati dal servizio mensa; il tutto in uno struttura eretta all’interno di una vecchia base militare in disuso, isolata dal territorio barese e circondata da un alto muro spinato che – rivelano Le Iene – viene quotidianamente scavalcato dagli ospiti per andare al lavoro o tornare indietro la sera, con annesse (ed ovvie) ferite.

Come se non bastasse, sempre l’inchiesta delle Iene ha aiutato a ricostruire un vero e proprio mercato nero che si è sviluppato all’interno del CARA di Bari: contravvenendo alle norme del Ministero degli Interni – infatti – gli ospiti ricevono il loro compenso giornaliero di 2 euro e 50 sotto forma di ricariche telefoniche che poi – grazie all’aiuto di alcuni commercianti – vengono rivendute a prezzi minori per ottenere in cambio denaro liquido da spendere altrove.