La morte del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso lo scorso 26 luglio, continua ad essere circondata da una grande confusione. La vicenda si presenta ancora ricca di incongruenze, presunti errori e buchi neri. Andrea Garibaldi per Professionereporter.eu ha ripercorso le tappe salienti dell’intero caso, a partire dalle prime notizie trapelate a distanza di alcune ore dalla morte del militare da parte del portale Infodifesa che parla di “due soggetti nordafricani” come i responsabili del delitto. La presenza di un nordafricano fu poi riportata pochi minuti dopo anche dall’Ansa. “Africani” sarebbero anche secondo Adnkronos e così poco dopo secondo un comunicato stampa dei Carabinieri Lazio. Si arriva persino a parlare di “cattura di 4 nordafricani, tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine” su una pagina Facebook dedicata agli operatori di Polizia. La stampa, prendendo come riferimento la notizia falsa diffusa dai carabinieri, peccando ed omettendo il condizionale così come spesso la fonte. Ma se questo è un errore commesso dal mondo giornalistico, altri punti oscuri emergono dalla vicenda, come quello legato al secondo carabiniere, Andrea Varriale, lo stesso che per primo parlò di “magrebini” parlando degli assassini del collega. Fu sempre lui però a riferire di un “ciuffo biondo” e di un tatuaggio. “Si è confuso, era in stato di choc”, la giustificazione. Varriale non aiutò il collega senza usare l’arma, come mai? Eppure la sua pistola è stata messa in sicurezza e sarà sottoposta ad accertamenti anche se non fu mai usata. Quale sarà ora il destino di Varriale?



OMICIDIO CARABINIERE CERCIELLO: TUTTI GLI ASPETTI OSCURI

L’ondata di confusione dietro la morte del carabiniere Cerciello riguarda anche la presenza di telecamere nella zona dell’aggressione, prima smentita categoricamente, poi presa nuovamente in considerazione con il sequestro dei video che, secondo quanto scritto dal gip nell’ordinanza, avrebbero permesso di individuare i responsabili. C’è poi il punto più delicato, quello che riguarda il giovane americano Gabriel Natale Hjort, portato negli uffici dell’Arma, bendato e fotografato. Quell’immagine è ormai diventata virale. Ma chi sono i responsabili di questo secondo fatto parallelo? Chi lo ha bendato, fotografato e diffuso la foto? Sul punto sono in corso le indagini ed è notizia dei giorni scorsi quella dell’iscrizione nel registro degli indagati di un secondo militare, colui che avrebbe scattato la foto. Lo stesso, secondo la Procura, potrebbe anche averla diffusa. Le notizie però continuano ad oggi ad essere evanescenti. E spetta al lavoro del giornalista esigere di sapere. “O di sapere perchè non si può sapere”.

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