Si saprà mai cosa è successo veramente la notte tra il 26 e il 27 luglio scorso, quando il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega veniva ucciso con 11 coltellate? Più passa il tempio, anche per colpa della diffusione di notizie spesso campate in aria, e più si ha l’impressione di andare verso un classico caso di “insabbiamento”. Non ha aiutato in questo senso la cosiddetta “conferenza stampa verità” tenuta dai vertici dell’Arma, con l’ammissione, detta obtorto collo, chiaramente malvolentieri, che Cerciello Rega era disarmato: “Lo sa lui perché non aveva l’arma” ha detto il comandante provinciale della Capitale, Francesco Gargaro. Adesso spunta, dall’agenzia stampa Nova, la notizia che anche il collega Andrea Varriale fosse senza l’arma, notizia subito smentita dal comando dell’Arma dei carabinieri. Certo è che i punti oscuri sono diversi, ad esempio i 24 minuti di “buco” negli spostamenti dei due giovani americani. Dall’hotel dove alloggiavano al luogo dove avevano appuntamento per la restituzione del borsello ci sono solo 500 metri di distanza. Che cosa hanno fatto, che cosa è accaduto in quella quasi mezz’ora? E ancora. Nell’ordinanza di cattura dei due indagati il gip Chiara Gallo cita l’annotazione di servizio con cui Varriale dice di essere arrivato all’1,19. Non fa cenno alla presenza di Cerciello Rega tanto che questa mancanza avvalora il sospetto che in realtà il vicebrigadiere fosse fuori servizio, cosa che il comando provinciale esclude. Ma Brugiatelli, l’uomo del borsello, chiama la centrale alle 2.04 e alle 2.10 viene contattato Cerciello Rega per intervenire. L’appuntamento è fissato alle 3,15. Brugiatelli va in auto con i due carabinieri. Poi lo scontro mortale. Ma è tutto qui? Ne abbiamo parlato con Francesco Bruno, criminologo, medico e accademico.



Ci sono diversi passaggi poco chiari negli eventi di quella notte, ad esempio l’invio di una volante a un indirizzo sbagliato e poi l’arrivo di Cerciello Rega e del collega all’appuntamento con i due americani. Che cosa ne pensa?

Evidentemente il Brugiatelli era persona conosciuta negli ambienti dell’Arma, doveva avere qualche confidenza con i carabinieri, ha fatto questa chiamata perché era stato derubato e sperava attraverso i carabinieri di tornare in possesso delle sue cose.



C’è poi il fatto che Cerciello Rega non fosse armato, secondo altre fonti non confermate anche Varriale era privo dell’arma di ordinanza. Come è possibile? Non si aspettavano alcun tipo di reazione?

I due carabinieri che sono andati all’appuntamento non erano preparati, erano in borghese, non si capisce dove stavano le armi. Il tutto per fare un’operazione che non era assolutamente di poco conto, dovevano comunque rivolgersi a due personaggi accusati di rapina. Io credo che avrebbero dovuto non dico essere armati, ma essere preparati a un’eventuale aggressione.

Non si aspettavano due personaggi pieni di droga, fortemente alterati, credevano in un tranquillo scambio senza conseguenze?



Questo poteva essere accettabile se l’appuntamento fosse stato con due italiani già conosciuti, di cui si conoscono le eventuali reazioni. Qui invece sono andati ad affrontare due perfetti sconosciuti, per di più stranieri. Dovevano avere maggiore attenzione.

C’è anche l’impressione che andando a recuperare quel borsello stessero facendo un favore personale più che un’operazione di polizia. Che ne dice?

Forse perché potevano immaginare che costui fosse un personaggio di cui l’Arma si serviva; pensavano di essere obbligati a ritrovare questo borsello.

A questo punto le indagini rimangono nel mistero, è così?

A me dispiace moltissimo per questo carabiniere morto. È stato celebrato da un’azione molto deferente della stampa, sicuramente a ragione perché si dice che fosse un uomo molto buono, dedito a servire il prossimo quando non era in servizio, ma di fatto il vicebrigadiere Cerciello non ha agito bene. Non è credibile che si possa venire accoltellati per ben undici volte in questo modo. È possibile che un soggetto che viene richiamato dalle forze dell’ordine tiri fuori un coltello, ma non è possibile che un militare minacciato si faccia accoltellare per undici volte senza reagire in alcun modo.

Erano anche in due…

E questo ci lascia molto perplessi. Sicuramente le cose al momento in cui è stato richiesto il borsello ai due turisti non sono andate così come vengono raccontate.

C’è un dubbio legittimo, dunque?

Assolutamente.