Lucio Caracciolo, analista geopolitico e direttore della rivista Limes, ha rilasciato un’intervista per il Fatto Quotidiano nella quale ha, ovviamente, parlato del conflitto tra Hamas e Israele. Una guerra partita il 7 ottobre con i bombardamenti contro Tel Aviv, nel corso dei quali, spiega l’analista, “oltre al Jihad islamico ci sono stati anche cani sciolti e probabilmente semplici criminali che hanno approfittato della situazione”.



Tuttavia, secondo Caracciolo è anche vero che l’operazione di Hamas contro Israele “non è andata esattamente secondo i piani”. L’analista, però, ci tiene anche a smentire la percezione comune che Hamas sia un’organizzazione terroristica, spiegando che “il terrorismo è una modalità di guerra particolarmente vile, ma non è un soggetto politico. Ha utilizzato un metodo terroristico, ma nel definirlo semplicemente terrorista si perde di vista che è un movimento di massa, che ha vinto le elezioni”. Di contro, però, Caracciolo ci tiene anche a sottolineare che lo stesso Netanyahu ha sbagliato, con l’esito che “il suo futuro oscilli tra un pensionamento dorato e il carcere. Un governo futuro non potrà averlo come capo a meno che la guerra non sia eterna”.



Caracciolo: “Israele ha sbagliato nella risposta contro Hamas”

Soffermandosi, dopo aver parlato di Hamas, sugli errori di Israele, Caracciolo spiega che “ha fatto quello che quasi tutti si aspettavano, ma non credo che a mente fredda possa essere considerato utile. La vendetta sproporzionata non lo ha favorito” al punto che la percezione internazionale “nel giro di pochi giorni [ha perso] di vista il massacro del 7 ottobre, schierandosi con i palestinesi“. Decisivo, in questo contesto, sarebbe stato l’elemento della propaganda, “e quindi è stato un errore”.



“Israele”, sintetizza Caracciolo, “sta facendo la guerra che Hamas voleva, asimmetrica in cui i terroristi devono solo perpetuare se stessi”. Dal conto suo, invece, sarebbe stato meglio “non fare nulla. Se dopo una pausa di qualche giorno avesse deciso i non entrare a Gaza, ma di chiudere tutte le uscite in maniera seria cominciando a colpire i capi di Hamas, anche in Iran, avrebbe stravinto la guerra di propaganda e salvato molte vite tra gli ostaggi o tre i propri soldati”. Non solo, perché così facendo secondo Caracciolo Israele “avrebbe potuto presentarsi a un futuro tavolo negoziale in un posizione di forza politica e morale” superiore a quella di Hamas.