Recentemente sulle pagine di Famiglia Cristiana è stato pubblicato un lungo dossier in occasione del decimo anno di pontificato di Papa Francesco che include anche un intervento di Lucio Caracciolo. L’ex giornalista di Repubblica, poi fondatore della rivista di geopolitica Limes, ha analizzato questi 10 anni proprio dal punto di vista delle azioni di Bergoglio a livello internazionale, restituendo però un’immagine di incertezza rispetto ai nuovi equilibri di potere. Lucio Caracciolo, infatti, ritiene che il Papa non riesca a tradurre in azioni concrete le sue “intuizioni geniali“, parlando per esempio del fatto che avesse annunciato per primo la possibile terza guerra mondiale a cui, purtroppo, stiamo assistendo.
Caracciolo e il rischio che il Vaticano perda la sua centralità…
Secondo Lucio Caracciolo, insomma, “in geopolitica, papa Francesco non colleziona risultati lusinghieri“. Spiega, infatti, con “occhi di analista laico”, che “Bergoglio ha affrontato una crisi strutturale della Chiesa che preesisteva alla sua elezione”, attraverso un’opera di “de-universalizzazione del papato” che è passata attraverso una valorizzazione delle periferie che, tuttavia, “fa sì che Roma conti sempre meno”. Ne consegue, spiega ancora, che “i cattolici sono sempre formalmente uniti, ma in realtà ognuno va sempre più per la sua strada“.
Importante sarebbe, secondo Lucio Caracciolo, che “tutti procedessero insieme, nella stessa direzione”. Andando avanti nella sua analisi, inoltre, l’esperto in geopolitica sostiene anche che vi siano altri paradossi “che con Bergoglio sono stati accentuati”. Il più importante, crede, è “ritenere che la Chiesa non sia un potere temporale solamente perché non c’è più lo Stato pontificio. L’assoluta separazione tra Chiesa e Stato rischia di cancellare o comunque di far perdere smalto politico a quel mezzo chilometro quadrato scarso”. Concretamente, conclude Lucio Caracciolo, “è evidente che se si riduce questo spazio geopolitico si riduce l’appeal del Vaticano, non a caso più appannato oggi, di fronte alla crisi tra Russia e Ucraina, di quanto non fosse alcuni anni or sono”.