Carbon Tax in Europa, partita la prima fase sperimentale del sistema di controllo alla frontiera Cbam, il Carbon Border Adjustment Mechanism, che stabilirà un sovrapprezzo per le merci importate considerate inquinanti e ad alto contenuto di CO2. Un meccanismo nato con l’obiettivo di accelerare il processo di decarbonizzazione e che sicuramente avrà effetti positivi sull’ambiente, ma per quanto riguarda il commercio e l’economia globale derivata dalla catena di approvvigionamento potrebbe creare non pochi problemi.
Come sottolinea un articolo del Financial Times, il rischio ora è che la misura sulle importazioni potrebbe sommarsi ad altri provvedimenti presi su scala nazionale dai Paesi importatori. Creando di fatto un sistema di sanzioni a catena che bloccherebbe alcuni passaggi fondamentali, aumentando i prezzi e rendendo le materie prime sempre più difficili da trovare. Questo perchè la lotta alla Co2 è diventata di pertinenza globale, e adesso anche la Cina sta adottando misure per limitare l’inquinamento dovuto ai prodotti derivati dal carbone per non perdere il ruolo di rilievo nel commercio internazionale.
Carbon Tax, il sistema di controlli alle frontiere europee limiterà importazioni di merci dalla Cina
L’Europa ha adottato da poco il sistema Cbam, che prevede un controllo delle merci che arrivano alle frontiere, per stabilire l’applicazione di una tassa aggiuntiva in caso si tratti di prodotti considerati inquinanti e ad alta percentuale di Co2 che è servita per la produzione. La Carbon tax prevede in questo primo periodo solo una rendicontazione della quantità di emissioni per molte categorie di prodotti, come ad esempio: cemento, acciaio, alluminio, elettricità, idrogeno, fertilizzanti, e un costo da applicare in base ai calcoli con sanzioni da 10 a 50 euro la tonnellata per chi non dovesse rispettare la misura. Successivamente si applicherà il sovrapprezzo.
Nel panorama delle imprese a livello mondiale però, questa scelta sembrerebbe essere un grande ostacolo. Non solo per le aziende cinesi che saranno costrette a ridurre le esportazioni. Ora il settore più al centro dell’attenzione e del dibattito è proprio l’acciaio. L’Europa ha dovuto infatti affrontare numerose pressioni dei paesi membri per assicurare che le grandi industrie come ArcelorMittal e Thyssenkrupp utilizzino i loro investimenti per la transizione ecologica e la decarbonizzazione e non per favorire concorrenti internazionali che continuano ad utilizzare fonti energetiche considerate sporche.