Da tempo il mondo occidentale, specialmente europeo ed americano, stanno combattendo una vera e propria guerra contro il carbone, tra le fonti di energia più diffuse nei secoli post industriali, ma anche tra le più inquinanti in assoluto. Con i piano chiamati NetZero buona parte dei paesi mondiali si sono impegnati a ridurre a zero le emissioni totali di gas serra al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’azione antropica.



Tra gli obiettivi utili a soddisfare il piano NetZero è stata ovviamente aggiunta una clausola in merito alla produzione di carbone, che da solo rappresenta il 40% delle emissioni globali, secondo l’ONU. Sempre quest’ultima ritiene che per fermare la temperatura media globale entro il grado e mezzo, soglia critica per il riscaldamento globale, la fonte energetica inquinante dovrebbe essere ridotta di almeno l’11% all’anno da qui al 2030. Di per sé, con l’aumento del ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, non sarebbe impossibile ridurre la produzione di carbone, ma a causa della guerra sembra che l’equazione si sia complicata, al punto che lo scorso anno si è raggiunto il picco nella domanda commerciale del fossile.



Perché il carbone continua a crescere?

Secondo quanto rileva l’Economist il carbone nel 2022 ha attraversato un vero e proprio picco nelle vendite. Seppur la maggior parte dei paesi abbiano sottoscritto gli obbiettivi del NetZero, nel 2022 la richiesta ha toccato per la prima volta nella storia post industriale gli 8 miliardi di tonnellate. Di fatto, dunque, ne emerge come il mercato attorno al fossile sia ancora vivo ed attivo, forse come non lo è mai stato.

Dal punto di vista dell’energia, in cui il carbone è fondamentale nell’equazione, il 2022 è comunemente visto come un anno “particolare”, in cui gli stati occidentali si sono trovati a fare i conti con i tagli della Russia nella vendita di petrolio e gas, necessitando di nuove fonti energetiche che fossero facilmente e rapidamente accessibili. L’Economist, però, ritiene che nonostante l’eccezionalità dell’evento, con il ritorno alla normalità dal punto di vista del fabbisogno energetico, è probabile che il ritorno alla stagione fredda si creerà un nuovo boom di vendite di carbone, pari almeno ad un aumento del 34%. In questo contesto, inoltre, preoccupa il fatto che, soprattutto in Cina e India (che non fanno parte degli accordi NetZero), le banche siano sempre più interessate a finanziare l’estrazione del fossile, dato anche l’importante aumento nella richiesta mondiale.