Il carbone pulito può essere un’alternativa alle altre fonti di energia sostenibile. A ribadirlo, come riportato da Libero Quotidiano, è Michelle Manook, CEO di FutureCoal, un’alleanza globale di produttori, consumatori e investitori del prodotto, in passato nota anche come World Coal Association. “Esistono tecnologie, in particolare per il carbone termico, che possono abbattere fino al 99% delle emissioni”, ha assicurato la top manager a S&P Global Comodità Insights a margine di una conferenza a New Delhi. 



L’associazione ha svolto anche alcuni approfondimenti per dimostrare le sue teorie. “Le tecnologie esistenti per l’abbattimento del carbone includono una gamma di soluzioni efficienti che supportano sia le utenze elettriche che quelle termiche. Abbiamo condotto uno studio costi-benefici che ha dimostrato che se si abbatte il carbone con tecnologie pulite, è effettivamente conveniente rispetto a un’altra alternativa verde”. Il riferimento è in particolare all’energia eolica e solare, le principali su cui si punta attualmente per la transizione, con i relativi limiti.



“Carbone pulito è sostenibile e costa meno di energia eolica e solare”, il parere di FutureCoal

Alla luce di questi dati sulle potenzialità del carbone pulito, FutureCoal ha lanciato un avvertimento. “Se l’intenzione della comunità globale e dei Paesi occidentali è di ridurre effettivamente le emissioni e sostenere i Paesi in via di sviluppo, allora le tecnologie per ridurre il carbone devono esser sul tavolo. Ora l’eliminazione del carbone e il passaggio alle energie rinnovabili viene fatto sembrare l’unica opzione, il che non è vero”, ha continuato la CEO Michelle Manook.



“’L’idrogeno destinato a avere un ruolo fondamentale nella transizione, può esser prodotto in modo più economico col carbone che attraverso l’elettrolisi dell’acqua. Insomma, la conversione del carbone in idrogeno è un’applicazione innovativa delle tecnologie d’abbattimento del carbone. E – conclude – aiuta anche le nazioni dipendenti dal carbone a raggiungere gli obiettivi di sviluppo e di decarbonizzazione’. L’Italia, tuttavia, al momento non sembra stare prendendo in considerazione questa ipotesi.