I carburanti cosiddetti “puliti” usati dalle navi causano il riscaldamento globale? Dal 2020, come ricostruisce La Verità, l’Unione Europea ha imposto un taglio dell’80% delle vecchie nafte, che erano ritenute contaminanti, sostituendole con quelle attuali. La situazione però potrebbe non essere esattamente migliorate. A rivelarlo è stato Michael Diamond, climatologo della Florida State University, ad Associated Press.
Secondo la sua testimonianza i carburanti tradizionali emettevano delle particelle in grado di riflettere i raggi del Sole. Ciò faceva sì che si applicasse una sorta di schermo capace di raffreddare l’atmosfera e correggere gli effetti del global warming. In effetti, pare che quei solfuri interagissero con le nuvole più basse, schiarendole e aumentandone la capacità riflettente. Un fenomeno che non avviene invece coi carburanti attualmente utilizzati. I raggi del Sole, dunque, sono adesso completamente liberi di arrivare al suolo. A confermarlo è stato anche il dottor Tianle Yuan della Nasa, che ha tracciato le alterazioni nelle nubi associate alle rotte del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. Esse, quest’estate, sono risultate più calde.
Carburanti puliti causano riscaldamento globale? La teoria
I sostenitori della teoria secondo cui i carburanti puliti causano il riscaldamento globale, dunque, pensano che per inquinare di meno, si siano scaldati di più i mari. È quella che viene definita “eterogenesi dei fini”, in altri termini una conseguenza non intenzionale di un’azione. È un aspetto che, se venisse effettivamente confermato, porterebbe ad una riflessione più ampia. È da tenere a mente infatti che il clima funziona in base a dei meccanismi molto complicati, che non possono essere considerati ognuno a sé ma che si condizionano a vicenda.
Quel che appare certo è che per comprendere quali sono le conseguenze delle azioni a contrasto del cambiamento climatico sarà necessario attendere ancora molto tempo. Al momento non resta che affidarsi alle previsioni.