Il carcere di Viterbo, per troppe volte finito sulle pagine di cronaca, è recentemente stato protagonista di un ennesimo caso mediatico dopo la morte, classificata come “naturale”, di un detenuto che poco tempo fa aveva cercato di togliersi la vita. Così, i suoi compagni di sezione hanno deciso di iniziare uno sciopero pacifico, culminato con l’invio di un’accorata lettera di denuncia alla direttrice, giunta anche al Garante nazionale dei carcerati e visionata dal quotidiano Il Dubbio.



Nella loro lettera, i detenuti del carcere di Viterbo ci tengono a sottolineare le precarie condizioni in cui vivono, in una struttura che definiscono alla stregua di “un gulag staliniano” dal quale “si entrava vivo e non si usciva”. La protesta, spiegano, è sorta dopo la morte di un loro compagno del Mammagialla viterbese, al quale non sono state fornite le cure necessarie dopo che per tre giorni consecutivi ha vomitato sangue. I detenuti del carcere di Viterbo hanno una sola richiesta da porgere alla direttrice, quella di rispettare il loro diritto alla salute e all’assistenza medica, negato al loro compagno per incompetenza o mancanza di volontà da parte di alcuni operatori sanitari. Infine, ci hanno tenuto anche ad esprimere vicinanza agli agenti penitenziari, definiti come vittime dello stesso sistema che non funziona.



Il carcere di Viterbo tra violenza e mancanza di personale medico

Insomma, si tratterebbe dell’ennesima polemica che nasce attorno al carcere di Viterbo, che negli scorsi anni era stato soggetto di parecchie denunce. Solo tre anni fa, infatti, si era registrato un notevole aumento della violenza tra detenuti, ma anche tra detenuti ed operatori e di gesti autolesionistici, dovuti tutti in larga parte alla chiusura dei reparti psichiatrici e all’assenza di posti liberi nelle REMS (le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

Similmente, molti tra i detenuti del carcere di Viterbo avevano lamentato maltrattamenti da parte degli agenti penitenziari, tra uso eccessivo della forza, talvolta in modo assolutamente indiscriminato e gratuito. Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti e delle Punizioni Inumane o Degradanti aveva chiesto misure rapide, come la previsione di telecamere nei punti ciechi e la rieducazione degli agenti, riuscendo a ridurre in modo significativo i casi di violenza. Tuttavia, l’ultimo problema evidenziato all’interno del carcere di Viterbo è l’assenza, quasi totale, di medici al suo interno, con bandi di concorso senza nessuna richiesta.