L’istituto minorile Beccaria di Milano era “un’isola di illegalità” dove i giovani vivevano in “un clima di terrore” e alcuni agenti si sentivano “padroni del carcere”. A dirlo è Francesco Maisto, garante dei detenuti del Comune di Milano: proprio da lui è arrivata la segnalazione che ha portato all’arresto di 13 militari della polizia penitenziaria. Maisto, nel parlarne a Repubblica, esprime “dolore”, “perché questa è una pagina dolorosa. Non solo oggi, ma in tutte le fasi che sono servite per raccogliere gli elementi che hanno portato all’ordinanza”.



All’interno del carcere sono stati commessi quelli che lui descrive come “fatti gravissimi. Non singoli episodi, ma un sistema, perpetrato per anni e andato avanti fino a un mese fa. L’indagine chirurgica della procura ha svelato un’isola di illegalità nella civilissima Milano. Un sistema emerso grazie al coraggio di alcuni operatori e genitori”. Dietro le sbarre i ragazzi vivevano in un “clima di terrore” che proprio il garante dei detenuti ha denunciato: “Era doveroso, una delle poche cose che può fare un garante quando riceve una notizia di reato”.



Il garante dei detenuti: “Per il Beccaria ora bisogna fare di più”

Nel carcere minorile Beccaria di Milano, dobeccve si sono consumati maltrattamenti e persino violenze di tipo sessuale, il garante dei detenuti del Comune di Milano Francesco Maisto andava spesso. “L’ultima volta tre giorni fa. In passato, spessissimo: quando mi arrivavano voci, indicazioni, cercavo di capire. I detenuti li vedevo. Quando si va in un carcere minorile e li si trova sempre nelle celle, questo è già significativo di qualcosa di grave. Se si va nel campetto di calcio e non c’è nessuno, entri nei laboratori e sono vuoti, nelle ore più diverse, c’è qualcosa che non funziona” spiega a Repubblica.



I ragazzi faticavano a parlare e a denunciare. A loro “veniva detto: se parli, sarà peggio per te” spiega Maisto. “Era un sistema chiuso. Quando si arriva a credere che si è padroni di un carcere, al punto da pensare di poter far trasferire il comandante o mitigare la professionalità del nuovo direttore, vuol dire che “questa è terra mia, qua comando io”” spiega ancora. In tanti, però, sono passati per l’istituto e non hanno capito e denunciato. Ora, secondo Maisto, “non basta la professionalità di un nuovo direttore e di una comandante. Credo che una comunità come quella milanese debba attrezzarsi di più, Molte risorse sono state messe dal Comune, ma bisogna fare di più”.