Raffaele Piccirillo, per anni gip del Tribunale di Napoli, oggi capo di gabinetto del Ministero della Giustizia, ha parlato della situazione carcere in Italia sulle colonne de “Il Mattino”. L’ha fatto dicendo che “gli irrecuperabili non esistono; il nostro lavoro è di considerare tutti i detenuti come persone da recuperare” e che “mettere in competizione i diritti dei detenuti e quelli degli operatori è un’operazione di propaganda irresponsabile, è un gioco a somma zero che alimenta la reciproca ostilità, e tradisce la funzione costituzionale della pena, senza garantire più sicurezza. Gli operatori credono nella possibilità che il detenuto diventi ‘altro’ rispetto all’immagine cristallizzata nella sentenza di condanna”.



Secondo Piccirillo, un fattore decisivo di insicurezza è la carenza di attività trattamentali in carcere ed è “sconfortante che, a tutto il dicembre 2020, soltanto il 33,61% dei detenuti fosse impegnato in attività lavorative e che l’attività lavorativa pro capite ammontasse a soli 85 giorni annui. I modelli di regime aperto e sorveglianza dinamica, sicuramente appropriati per coloro che non presentano livelli elevati di pericolosità e che comportano la presenza di detenuti nelle camere di pernottamento per un tempo non superiore alle 8/10 ore giornaliere, non funzionano se, nel resto della giornata, i detenuti ciondolano nei corridoi dei reparti senza essere impegnati”.



“CARCERE, SERVONO RIFORME”: PARLA IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Sempre su “Il Mattino”, Piccirillo ha annunciato alcuni segnali di svolta in materia di carcere e riforme, come ad esempio un’iniziativa comune della ministra Cartabia e del ministro Colao che coinvolge una platea potenziale di 2mila detenuti in attività lavorative altamente professionalizzanti e perciò capaci di favorire il reinserimento nella società al termine dell’esperienza detentiva. In ogni caso, per Piccirillo “occorrono formazione e investimenti sulle tecnologie – impianti di videosorveglianza fissa e bodycam -, in grado sia di prevenire gli eventi critici, sia di scoraggiare reazioni sproporzionate. In questi settori sono già stati programmati e parzialmente realizzati interventi per circa 12 milioni di euro”.



Altri importanti interventi inerenti al carcere sono contenuti nella riforma penale che, pochi giorni fa, ha superato un importante passaggio in Consiglio dei Ministri. Si allarga in particolare il ricorso alla “messa alla prova” che, introdotta nel processo degli “adulti” nel 2014, ha fatto registrare, a dispetto delle iniziali diffidenze, incoraggianti risultati. “In questo momento – ha concluso Piccirillo – gli adulti sottoposti a programmi di trattamento prima della decisione di condanna sono oltre 25mila, circa la metà della popolazione detenuta”.