Sulle pagine del quotidiano Il Dubbio è stato presentato il caso di D.Y. un minorenne di origini marocchine che sarebbe detenuto nel carcere San Vittore, nel milanese. Si tratterebbe concretamente di una violazione di quelli che sono i diritti dei carcerati, secondo i quali i minorenni non possono essere detenuti in strutture riservate agli adulti, ma piuttosto dovrebbero finire in quelli definiti “Istituti penitenziari per minorenni”. Non ci sono effettive conferme da parte del carcere San Vittore sulla detenzione del minorenne, ma ne ha parlato il suo avvocato, Federica Liparoti, con Il Dubbio, sottolineando che a favore del suo assistito si sono mossi sia il segretario del Partito Redicale, Maurizio Turco, che la consigliera generale di Milano, Simona Gannetti.



Un minorenne a San Vittore? Le parole della legale

Insomma, seppur senza conferme ufficiali dall’istituto penitenziario, sembra che la notizia di un minorenne all’interno del carcere San Vittore di Milano sia confermata. Non sono note, ovviamente, le sue generalità, ma nome e cognome inizierebbero con D.Y. mentre la sua legale, Liparoti, ha raccontato come il suo assistito sia stato arrestato negli scorsi mesi vicino alla stazione Centrale del capoluogo lombardo, in seguito ad una rapina con la complicità di altre tre persone (un cittadino bulgaro e due ignoti).



“Lo scorso 8 giugno”, ha spiegato la legale del minorenne al carcere San Vittore, “in sede di incidente probatorio, sono comparsi i periti nominati per accertare l’età del mio assistito, indagato per rapina. Sin dal primo momento D.Y. ha detto di essere minorenne” ed gli esami peritali avrebbero confermato la sua posizione, portando il Gip a passare il caso al Tribunale per i minori. “Nonostante siano trascorsi più di dieci giorni dall’accertamento giudiziale”, continua la legale del minorenne al carcere San Vittore, “si trova ancora recluso [nel pentenziario milanese], sebbene l’ordinamento penale e penitenziario italiano vietino la reclusione di soggetti minorenni presso istituiti destinati ad adulti. Stiamo valutando quindi”, conclude, “di presentare ricorso alla Cedu (la Corte europea dei diritti dell’uomo, ndr.) per ottenere un risarcimento”.

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