Con la fine della pandemia e il progressivo ritorno alla normalità in tutti gli aspetti della vita, anche le regole in carcere sono leggermente cambiate. O meglio, più che cambiate, sono tornare ai regimi pre-pandemici, soprattutto per quanto riguarda i colloqui, tanto al telefono, quanto di persona, per i detenuti. Con la pandemia, infatti, vista anche l’obbligata restrizione per quanto riguarda i colloqui di persona, erano state “liberalizzate” le telefonate settimanali, rimuovendo qualsiasi limite previsto dalla legge. Tutto questo, ovviamente, al fine di non limitare completamente i contatti delle persone in carcere, come previsto dall’articolo 28 della legge 354 del 1975.



Telefonate limitate: il carcere minaccia lo sciopero

Insomma, dopo la liberalizzazione delle telefonate dal carcere in virtù della pandemia da coronavirus, recentemente è stato deciso di ripristinare le regole precedentemente previste. Ora ai detenuti saranno concessi solamente 10 minuti di colloqui telefonico con i parenti a settimana, mentre contestualmente sono state ripristinate anche le modalità per gli incontri di persona, nuovamente possibili grazie alla fine dell’emergenza pandemica.



La questione delle telefonate dal carcere limitate a 10 minuti settimanali, però, non sarebbe stata ovviamente ben accolta dai detenuti. Dall’istituto Pagliarelli di Palermo, infatti, racconta il quotidiano italiano il Dubbio, circa 5.000 detenuti minacciano di intraprendere uno sciopero della fame. Una reazione forse obbligata, anche perché già qualche giorno fa 800 tra loro avevano firmato un’istanza per chiedere che venissero mantenuti i colloqui telefonici del regime pandemico, alla quale però non è stato dato alcun adito. I detenuti, infatti, lamentano gli scarsi contatti con l’esterno, soprattutto con i parenti, talvolta lontani e impossibilitati a visitarli fisicamente. In merito alle telefonate dal carcere, inoltre, si era già espresso Marco Ruotolo (docente di Diritto costituzionale a Roma) con una relazione presentata e valutata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, in cui auspicava una completa liberalizzazione delle telefonate almeno nel regime di media sicurezza, in assenza ovviamente di pericoli concreti o di limitazioni imposte a processo. Relazione che risale ad un anno fa e che, purtroppo, non avrebbe fatto alcun progresso.

Leggi anche

ITALIA & USA/ Quelle "Corti Supreme" al centro del ring politico