Le carceri non sono in grado di superare l’estate senza un provvedimento urgente che si faccia seriamente carico di risolvere il problema del sovraffollamento. Aumentano i detenuti (ora sono oltre 61mila a fronte di una capienza massima degli istituti penitenziari di 48mila) e aumentano i suicidi (già 45 dall’inizio dell’anno e in netta crescita rispetto al 2022), ma in Parlamento e al Governo si continua a litigare anziché trovare soluzioni radicali e rapide.
Si doveva trattare la questione in Consiglio dei ministri, ma la discussione sugli interventi da approvare è stata ancora rinviata.
Da indiscrezioni di palazzo si apprende che le proposte del ministro Nordio sarebbero tre, ma nessuna sembra andare nella direzione auspicata di scarcerare un numero significativo di detenuti per far vivere meglio quelli che in carcere devono restare.
Il primo provvedimento sarebbe quello di approvare procedure più rapide per le decisioni dei tribunali di sorveglianza, l’organo giurisdizionale che decide di concedere ai detenuti di scontare le pene con misure alternative al carcere e che oggi non riesce a smaltire l’enorme mole di lavoro da cui sono oberati: intervento utile, ma i cui benefici si appaleseranno tra mesi.
Il secondo intervento in progetto è quello di organizzare una rete di comunità che possa accogliere detenuti privi di abitazione che debbono scontare pene brevi: anche questo intervento è meritorio, ma certamente non in grado di essere realizzato in tempi brevi.
Infine vi è il solito proposito di costruire nuovi istituti di pena e ampliare quelli esistenti: impegno assunto mille volte in passato, ma mai realizzato. E si vorrebbe dire fortunatamente mai realizzato, perché in controtendenza rispetto alle più moderne concezioni in tema di sanzioni penali sempre più orientate a implementare il ricorso a pene diverse dalla reclusione in carcere. Intervento, quindi, sbagliato e che comunque richiede tempi lunghissimi.
In conclusione si può affermare che nessuno di questi interventi governativi è in grado di risolvere in tempi brevi il problema del sovraffollamento.
Diversa la partita che si sta giocando in Parlamento, ove è in discussione il disegno di legge proposto dall’on. Giachetti che prevede di allungare da 45 a 60 giorni all’anno (anche con effetto retroattivo) lo sconto di pena per i detenuti che hanno tenuto una buona condotta. Questo provvedimento, contrariamente a quelli sopra indicati, comporterebbe diverse migliaia di scarcerazioni con conseguente beneficio di chi in carcere deve restare. È una misura intelligente perché favorirebbe la liberazione solo di “detenuti modello”, di soggetti cioè che sono stati considerati dai magistrati di sorveglianza meritevoli di godere di sconti di pena per la loro positiva partecipazione all’opera di rieducazione proposta in carcere.
L’approvazione della legge è incerta per vari distinguo che vengono da maggioranza (FdI, Lega) e opposizione (M5s). Sarà come sempre la premier e il suo schieramento a decidere se approvare la legge oppure affossarla. Si vedrà nei prossimi giorni.
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