Al culmine di una lunga inchiesta condotta dal Sole 24 Ore nel corso degli ultimi 4 mesi, il Consiglio Nazione dell’Economia e del Lavoro (Cnel) ha formulato un progetto preciso – chiamato ‘Recidiva Zero’ – per ridare dignità alle carceri e, soprattutto, ai detenuti che quotidianamente le abitano: un piano lungo ed articolato che prevedere una generale ed ampia promozione del lavoro come alternativa alla detenzione per abbattere i dati sulla recidiva dei detenuti. Ne ha parlato proprio oggi, il 1 maggio, Renato Brunetta – che il Cnel lo presiede – sulle pagine dello stesso Sole 24 Ore, partendo da quei dati che dimostrano come i detenuti che lavorano tendono a tornare nel sistema delle carceri con una frequenza pari allo 0.
Il lavoro per i detenuti rappresenta ancora oggi, spiega Brunetta, “un privilegio” concesso a pochi, con i datori e l’intera società che perpetuano “lo stigma, il pregiudizio, la miopia, l’autismo relazione, il mettere la polvere sotto il tappeto”, contribuendo a quella che definisce “una grande ingiustizia sociale“. In questo contesto le carceri finiscono per diventare “da luoghi di rieducazione a ‘fabbriche’ del dolore e del crimine”.
Renato Brunetta: “È ora di un patto sociale per la dignità delle carceri”
Ora, secondo Brunetta è arrivato il momento di lanciare un grande progetto sociale che coinvolga tanto il Cnel, quanto “il Ministero della Giustizia” e “tutti i numerosi soggetti, direttamente o indirettamente coinvolti” per arrivare a costruire “un vero e proprio ‘mercato del lavoro’ nelle carceri del nostro paese”. In tal senso, ci tiene a ringraziare per il loro fondamentale supporto “le oltre 800 comunità di accoglienza del Terzo Settore”, unitamente all’interesse dimostrato “dalla Pubblica Amministrazione e da tutte le Agenzie del Lavoro”.
Lo scopo generale del progetto Recidiva Zero del Cnel sarà quello di “mettere a sistema tutte le reti virtuose esistenti, con una governance adeguata” che funga da ponte tra tutti quei numerosi attori per realizzare “veri e propri poli di inclusione lavorativa di detenuti ed ex detenuti”, prevenendo la recidiva e aiutando anche le imprese che “vogliono usufruire dei benefici e delle agevolazioni” delle assunzioni nelle carceri affinché includano nella loto “programmazione di investimenti produttivi” anche i tanti penitenziari del Bel Paese.
Cos’è il progetto ‘Recidiva zero’: la formazione e l’istruzione come mezzi di inclusione lavorativa
Tre sono i pilastri su cui si reggerà il progetto Recidiva Zero: “Istruzione, formazione e lavoro, come via di uscita” dalle carceri, non solo per gli effettivi detenuti ma anche per cui “è in attesa dell’esecuzione della pena” nell’ottica che quel capitale umano carcerario altrimenti “resta sospeso, con conseguenze negative non solo per la società, ma per la nostra economica“. Inizialmente, il progetto includerà quei “5.980 detenuti che attendono di essere messi in libertà entro un anno“, indagando il loro passato lavorativo e le loro aspirazioni per guidarli verso una nuova “offerta formativa” che gli permetta di cogliere, usciti dalle carceri, “le opportunità di lavoro” disponibili.
La formazione, infatti, sarà il fulcro intero del programma, sfruttando la sempre più necessaria “digitalizzazione, creando le infrastrutture o potenziando quelle già esistenti”: si partirà con la cablatura in rete delle carceri, per “creare in tutti gli istituti almeno un’aula informatica dotata di tutte le attrezzature per studiare qualsiasi disciplina e ottenere ogni titolo di studio”; sempre fermi restando “gli standard di sicurezza e di accesso” alla rete. “I fondi per partire ci sono”, conclude Brunetta, promettendo che “altri arriveranno con il PNRR, dall’UE e dalle regioni”, ma rimane necessaria in questo “lungo percorso” anche la partecipazione “delle grandi aziende statali, di quelle tecnologiche, delle telecomunicazioni e delle fondazioni bancarie”.